La poesia all’angolo
e viceversa
Gavroche
scrive per pizzofalcone
………..il monello che Victor Hugo ha inventato ne “I Miserabili”:
serviva al romanziere un giovanissimo astuto e pungente nei modi e nelle parole, avvezzo alla vita dei bassifondi di Parigi, dove si trovava a suo agio, fino a farne la sua residenza abituale.
È un monello di strada, molto giovane ma furbo e smaliziato, perfettamente a suo agio nei bassifondi parigini che ha eletto a sua dimora.
La sua morte, preso di mira dai soldati sulle barricate dei moti del 1832,
è quasi inventata, come la sua vita.
“Quasi”?, già, infatti ancora vive, beffardo ed ironico, anche romantico, dall’umore sempre proteso verso gli ideali, mai domo, sempre libero, amico di tutti, non legato a nessuno. In seguito cercheremo anche di fotografarlo, tra uno svolazzo di strofe e una pausa fuori testo.
Chissà….
Vento
di Gavroche
Arrivò da nord il mese della rosa
con il vento del mare e dei gabbiani
era de Maggio
coi limoni che erano a milioni
con le stelle annerite dei quartieri
era de Maggio
brillò Venere con tutta la sua luce
non è tutt’oro quel che da lei riluce
era de Maggio
la lucertola azzurra sulle pietre
guardò le onde e le vide tutte nere
era de Maggio
scarrafoni zoppicavano giù in terra
e le rane si bruciavano le lingue
era de Maggio
erano morti tutti quei poeti
che guardavano al sole di quel giorno
era de Maggio
che sognavano di Oscar il ritratto
che già spento avevano lo sguardo
era de Maggio
si svegliò la donna come un giorno
più qualsiasi di qualsiasi altro
era de Maggio
anche lei non si guardò neppure intorno
il pescatore nel suo mare era scomparso
era de Maggio