le mani “sotto”, eppoi le mani “sopra”

 

ERRICALVINO a Pizzofalcone

  

di Nunzio Seminara

 

ERRICO ALVINO, chi?

Basta citare due notevoli opere, notissime nel panorama architettonico napoletano: il gruppo monumentale di Piazza dei Martiri e la Cassa Armonica a Riviera di Chiaja.

Un saggio sulle sua figura, essendo stato docente nella Nunziatella dal 1835 al 1865, fu riassunto in un pampheletedito nel 2011 dall’Associazione Ex Allievi: in esso viene riportato un discorso mirabile che proprio l’ing. Alfonso Guerra, suo discepolo e collaboratore fece nell’orazione funebre del 12 giugno 1976, alcuni giorni dopo la sua morte (7 giugno 1876).

 

 

 

La Cassa Armonica a Riviera di Chiaja

 

Piazza dei Martiri

La ciclopica opera svolta in quella che oggi è rinomata a livello internazionale come la “Napoli Sotterranea” riassume aspetti di carattere ingegneristico che spesso non vengono riconosciuti agli Architetti, eErrico Alvino, docente illustrissimo e abilissimo coordinatore di minuziose tecniche murarie, rappresenta un esempio di grande risonanza per la cultura architettonica della Napoli del 1800.

Dai disegni di architetture della città all’aperto alla perizia dell’ingegneria muraria della città di sotto.

Il “sotto” del nostro “scoglio”, dagli accessi dei cunicoli sulla Via Chiatamone a quelli “sopra”, cioè sulla sommità di Pizzofalcone, quasi a ridosso della Via Egiziaca (Vico del Grottone) e dall’interno del Palazzo Serra di Cassano, aprono un universo affascinante, ricco di messaggi ancestrali e di opere strabilianti per la precisione manuale di muratori raffinati.

Ma com’era lo scenario che si presentava?

Numerosi pozzi, che raccoglievano scarichi diffusi.

E vasche di raccolta.

  

Cavità verticali – sono visibili fori quadrati dove si inserivano travi lignee per ponteggi occorrenti ai lavori primari di pulizia e di consolidamento

 

 

Pozzi diffusi in tutto il “sotto” di Pizzofalcone

 

Modalità di indagini e di ispezione dei “pozzi”

 

 Immagine affascinante dei percorsi “sotto” Pizzofalcone

  

I “pozzi” e le “vasche di raccolta”

E’ opportuno specificare sinteticamente alcuni termini.

I “pozzi” costituivano, nella estesissima rete fognaria di Napoli, la raccolta di scarichi di acque bianche e nere. Avevano forma “a bottiglia” che, come è semplice intuire, dal collo stretto della parte più alta, chiamato “dritto”, scendevano aprendosi, fino alla base o “vasca”, che a sua volta convogliava verso lo spurgo. Dal “dritto” si apriva anche “a campana” o, come anche si diceva “a campagna”, mentre la “vasca” di forma quadrata o rettangolare, aveva un avvallamento al centro o era inclinata verso una parte per facilitarne la pulizia.

 

Pozzo a campana

 

Levasche di raccolta” di acqua piovana, in superficie se di irrigazione, o nel sottosuolo, se vi confluiva una rete di acquedotto per l’uso primario abitativo: aperture verso l’alto consentivano l’asporto d’acqua con secchi.

Altre informazioni sul viaggio complicato di Monte Echia, ma anche di tutta Napoli meritano di essere sviluppate in altra edizione. Ma non basterebbe!

 

Una vasca di raccolta riproposta per visitatori

Le opere murarie che sono evidenziate nel sottosuolo di Pizzofalcone riguardano sia l’incarico pubblico di Ferdinando II di Borbone per realizzare un traforo che avrebbe dovuto collegare il Largo della Reggia con Piazza della Vittoria ma anche il consolidamento delle cavità e dei percorsi in profondità che denunciavano condizioni di instabilità. Il decreto, emesso il 19 febbraio 1853, aveva però, a quanto pare, uno scopo diverso visto che il Re Borbone era molto interessato a dotarsi di una abbastanza agevole qualora fosse necessario collegarsi direttamente con il Castel dell’Ovo, e quindi prendere la via del mare.

 

E l’incarico fu affidato all’Architetto Errico Alvino, ricordato per altri suoi progetti di grande valore Architettonico ed Ingegneristico. La tecnica costruttiva fu precisissima e sarà necessario approfondire la produzione della sua attività professionale.

Errico Alvino, quando l’arte dell’artigiano diventa ingegneria.

Neanche le immagini che seguono possono trasmettere l’austerità della mano dell’uomo e del suo ingegno. Mano di quell’uomo che le vicende politico-militari del 1859 interruppero drasticamente.

 

 Parete muraria di consolidamento

 

Opere “ d’arte” murarie di consolidamento

 

 Ma questo aspetto del “sotto” conduce direttamente al concetto di geomorfologia dell’Architettura, espressione enunciata da Le Corbusier (il famoso Architetto svizzero naturalizzato francese), anzi citato dallo stesso Francesco Venezia nel suo saggio di “DOMUS”. Le caverne nel sottosuolo nelle indagini preliminari del progetto per l’ Unità di Abitazioni di Marsiglia, manifesto della sua Architettura abitativa, non modificano il disegno in superficie anzi, le supera con la soluzione di fondazioni perforanti (costosissime) e diventano esse stesse parte integrante del progetto.

 

In alto: lo schizzo di Le Corbuier preparatore dell’Unità di abitazione di Marsiglia del 1948

 In basso: disegni eseguiti da Francesco Venezia al di sotto di quelli dLe Corbusier ma ambientati a Monte Echia 

 

Le Corbusier: progetto dell’ Unità Abitazione di Marsiglia e fondazioni

Il Manifesto di Le Corbusier

 

I lavori del consolidamento delle cavità del Pizzofalcone ebbero sospensioni sempre più frequenti soprattutto dovute al riscontro, durante le esplorazioni tecniche, della non ancora completata compattazione delle masse tufacee e perciò del loro consolidamento che consentisse di operare in sicurezza.

L’ Architetto Alvino fu costretto ad intervenire con successive “varianti in corso d’opera”, fin tanto però che l’opera, decisamente ammirevole per le energie profuse, s’interruppe in seguito alla morte di Ferdinando II di Borbone (1859) e le conseguenti vicende storico-politiche degli anni successivi.

Pizzofalcone, dopo gli episodi franosi menzionati, tornò all’attenzione degli ingegneri e degli urbanisti. Molti progetti, molte soluzioni proposte, poche soluzioni adottate.

In questa sede si riprendono alcune proposte del primo ‘900, quando il dibattito urbanistico ed architettonico era assai acceso a Napoli. Le planimetrie che seguono sono tutte rivolte alla “liberazione del superfluo, ingombrante e fatiscente” per la valorizzazione paesaggistica e del decoro urbano, senza porsi limiti nella scomposizione del tessuto esistente e trovando soluzioni abbastanza simili.

Progetto dell’Ing. Michele Platania per la sistemazione di

e S. Lucia, 1928 – da un teso di Fabio Mangone

Chiaja, Monte Echia e S. Lucia” di Grimaldi & C. Editore

 

Progetto di Francesco De Simone, 1931 anche questo ripreso da

dal teso di Fabio Mangone

Chiaja, Monte Echia e S. Lucia” di Grimaldi & C. Editore

 

Proposta Ing. Adriano Nisco – 1929

Il Monte Echia e il risanamento del pallonetto S. Lucia“, così pubblicava “La Voce di Napoli”, 10 febbraio 1930.

Era il progetto dell’Ing.Adriano Nisco che praticamente rivoluzionava urbanisticamente l’area del Pallonetto, liberando quella parte del “pizzocon un percorso stradale che sale sulla collina e prevedendo anche ascensori di supporto.

L’articolo su “La Voce di Napoli un articolo non è che fosse proprio elegante: “………il lurido Pallonetto e le sue più luride adiacenze; formato di vicoli e chiassuoli, di strette e ripide gradinate … La distesa dei poveri panni lavati e, attraverso la strada, da una casa all’altra sciorinati al vento, completano il quadro caratteristico ma miserevole di questa zona cittadina”.

Anche in questa proposta, l’abbattimento delle case fatiscenti e pericolanti ed il trasferimento della caserma di Pizzofalcone erano le soluzioni più innovative verso chi invece pensava alla conservazione. Nell’articolo si auspica, inoltre, un ulteriore collegamento tra Monte Echia e Santa Lucia, dal lato delle rampe di Pizzofalcone, attraverso un’arteria secondaria.

Intervento comune ai tre tecnici: demolizione dei “quartieri militari”, perciò in particolare la “Caserma Bixio” e quindi suo trasferimento.

Progetti anche apprezzabili. Ma quando si interviene nel territorio in modo così drastico, a volte la poesia delle parole e la matita dei segni sulla carta rappresentano sì, le buone intenzioni: poi si presentano il signor Capitale ed il signor Diritto, che frenano gli investimenti per l’esecuzione dei lavori oppure li bloccano e li trasformano o li negano per rispettare centinaia di articoli, di norme, di decreti, di lese maestà individuali o collettive.

 Ovvero, dall’esercizio della libertà della cultura e del disegno all’esercizio del potere di vincolo.

Recentemente si è finalmente reso opportuno all’intervento del Commissario di Governo per l’Emergenza del Sottosuolo (2005), dopo decenni di abbandono e di disattenzione amministrativa verso quei luoghi, quando le acque delle proteste sociali insorsero dopo frane ed episodi di instabilità e di smottamenti, in particolare quelli relativi sia alla esecuzione degli scavi per la MetroNapoli, sia alle condizioni precarie di carattere idrogeologico sul versante di Via Chiaja, ma anche per una sicurezza preventiva dei lavori di realizzazione degli ascensori sul “pizzo” verso Chiatamone.  

Lo stato dei luoghi nei lavori a Pizzofalcone

Il “pozzo sul pizzo” per l’ascensore in costruzione

  

Il “pozzo” a Piazza S. Maria degli Angeli 

Ma non del tutto le attenzioni delle Amministrazioni Pubbliche hanno restituito quei luoghi alla città, che invece sono ad oggi cresciute soprattutto per merito di un gruppo di tecnici e di cittadini volontari (…..!!!), che già qualche anno prima si erano impegnati a “ripulire” cavità e anfratti abbandonati per l’incuria delle autorità preposte al controllo del territorio, rispolverando la Storia della Cultura e interessando la cittadinanza e, soprattutto, le Autorità Istituzionali.

Altre informazioni sugli argomenti qui trattati e più significative immagini arricchiranno il discorso su Pizzofalcone nella successiva edizione, mettendo in evidenza quanto possa essere complesso il lavoro tecnico di indagine e quanto debba essere attenta e meticolosa la manutenzione del sottosuolo per la stabilità in superficie.  

L’attenzione di “sotto” per la conservazione di “sopra”, comportamenti e responsabilità assai spesso ignorate da chi opera nella città.