A’ DDA PASSÀ ‘A NUTTATA
di Mimmo D’Angelo
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“buongiorno Catarì, c’è il dottor Antonio?” disse Amy al citofono della villa. Erano le dieci del mattino circa del giorno seguente il colorito incontro con il Prefetto ed i Questori.
“signurì, che dite? ‘O sapite che vuje putite trasì sempe, pure si isse nun sta ‘a casa. E’ un suo ordine. Eppoi oggi ce sta pure, sarrà cuntento…ma…” tacque un attimo “state sola?” aveva sentito altre voci.
“no, proprio questo stavo per dirvi, con me c’è il Questore Esposito con un suo collaboratore, il Dr. Luigi Sorrentino”
“e allora aggia proprio addimannà a iss’, magari tene ‘a fa, tene ‘a riunione…”
“certo Catarì, ditegli solo che si tratta di una cosa breve, una presentazione alla buona…per il seguito poi si vedrà”.
Passarono un paio di minuti che, là fuori, sembrarono un’eternità.
Esposito e Sorrentino cercavano di non dare a vedere di essere abbastanza nervosi, Amy invece, calmissima, fece una telefonata qualsiasi in Commissariato.
“prego, accomodatevi” era una voce maschile, stavolta.
Si aprì il cancello ed I tre entrarono nell’ampio giardino davanti alla villa, l’antica masseria dei Gaglione. C’erano due uomini sui 35 anni, due veri guardaspalle, alti, muscolosi con auricolari e cellulari in mano., occhiali neri da sole Ma non volgari nè dall’atteggiamento arrogante, vestiti di scuro, camicia bianca senza cravatta, con una certa eleganza. Uno di loro con un Rotweiler al guinzaglio, anch’esso nero.
Caterina sorridendo, andò incontro ad Amy.
“comm’ staje, piccirè?”
e, un pò più cupa
“ e, sti duje signuri…cchi sò?”
“sono due ottimi colleghi, anzi miei Superiori molto più importanti di me. Li vorrei presentare al Dr. Antonio…”
“è in riunione. Ha detto che può uscire solo per 5 minuti, visto che c’è il Commissario” intervenne uno dei due uomini.
Il quel momento uscì dalla porta finestra sull’alzata dopo 3-4 scalini da cui si entrava in casa, Antonio Gaglione.
Molto elegante, jeans e camicia bianca freschissima sembrava appena uscito da una doccia o da un massaggio,
“buongiorno Commissario e scusatemi, ma sono prprio impegnato stamattina, Ci prendiamo un caffè, Catarì ce lo puoi preparare e poi magari ci vediamo con più calma un’altra volta. Con il Commissario Salerno c’è più confidenza e non volevo essere scortese con Voi…” mentre porgeva la mano prima ad Amy e poi ad Esposito. Questo malgrado quest’ultimo stesse circa mezzo passo avanti rispetto ad Amy e Sorrentino, mostrando chiaramente di essere il più alto in grado.
“sono il Questore Esposito e questo è il mio collaboratore. Dr. Sorrentino”
“a me mi conoscete…Antonio Gaglione”
“il dr. Antonio Gaglione…laureato a Londra…” disse Amy e forse Antonio colse un pò di sfottò nella voce e la guardo sorridendo.
“ci prendiamo questo caffè? Poi, scusatemi, ma devo proprio andare…”
“ci vediamo con più calma, appena possibile per voi, tenuto però conto dell’importanza e dell’urgenza dell’argomento…” accennò Esposito
“non vi preoccupate chiamo domani stesso il Commissario”
“ecco, anche a questo vi volevo accennare, ne dovreste parlare con me…sa è una questione di competenze. C’è la nostra organizzazione, un pò di burocrazia interna, devo confessarlo, ma non vi preoccupate…”
“siete voi che non vi dovete preoccupare, caro Questore. Ne parlo col Commissario, c’è la fiducia necessaria. Reciproca, credo. Lei mi ha ascoltato e so che non è stato facile. Questo è stato ed è molto importante per me. Perciò si continua così. Se volete continuare naturalmente…ma ne parliamo domani, ok?”
Caterina che aveva appena servito il caffè, fece una specie di sorrisetto sotto I baffi, ma evitò di guardare Amy.
Si videro il giorno dopo in Commissariato, alle 10.
Gaglione fece un discorso breve e chiaro ad Esposito a quattr’occhi, stavolta aveva chiesto lui che non ci fosse nessun altro.
“ve l’ho detto già ieri, per me un rapporto può iniziare solo se c’è un minimo di intesa o di interesse reciproco. L’interesse di solito entra in gioco negli affari, qui si tratta piuttosto di intesa che per ora col Commissario Salerno c’è e con voi ancora no…m’intendete? Perciò per me si può cominciare solo se vado avanti con lei. Con voi, con altri si vedrà…parliamo di un caso specifico certo non di una collaborazione. E di questo caso non so ancora niente. Potrei saperlo se lo volessi. Se ci dedicassi del tempo…”
“ma il Commissario ci ha detto che voi potreste addirittura dirci tutto…”
“avete detto bene, potrei. Se lo volessi, se lo vorrò. Ma se non lo vorrò, nessuno potrà costringermi. Continuerei semplicemente a farmi I fatti miei”
“potrebbe essere chiamata reticenza…”
“la reticenza è quando è acclarato che una persona sa una cosa e non la vuole dire. E va dimostrata. Al momento ancora non so niente, I Gaglione non sanno niente. Potrebbero provare ad informarsi. E voi, il Vostro bel Prefetto e tutti gli altri ne avreste solo vantaggi. Pensateci bene, parlate con chi volete e fatemi sapere”
Sembrava fatto apposta, ma un clacson suonò in strada.
“vedete? Mi stanno già chiamando. Il dovere mi chiama. Chiama sempre a tutti”
“vi farò sapere, ma non sarà semplice”
“fate voi. E salutatemi il Commissario…vado di fretta”
Esposito chiamo subito Amy.
“Commissario, questa cosa non mi quadra e non mi piace tanto…c’è sotto qualcosa?”
“Signor Questore pure a me sembra che ci sia qualcosa di strano. Se vuole far vedere che è un latin lover, legato alle tradizioni del gallismo meridionale, potrebbe farlo in tanti altri modi…ma è pur vero che, nel nostro mestiere, dobbiamo sempre guardare all’obiettivo finale. Perciò penso che dobbiamo stare al gioco”
“e se poi lei si scotta un pò troppo…? In tutti I sensi, no? E poi dovrei espormi anch’io con il Prefetto. Devo rischiare la mia credibilità personale – della carriera me ne frega già un pò meno, ormai – per fidarmi di lei a scatola chiusa?”
“Mi guardi negli occhi e poi decida lei. Accetterò comunque la sua decisione. Magari con rimpianto se mi toglierà il caso, ma senza alcun risentimento”
“è ‘na figli’ ‘e ‘ntrocchia, e ce sape fà…” pensò Esposito sorridendo.
“a ‘dda passa ‘a nuttata. Domani vedremo…, mò pijammoce ‘nu cafè”.
Andò naturalmente come desiderava Amy.
Esposito fece da intermediario con il Prefetto Zuava. Lo convinse che si sarebbe preso il merito ed il successo di tutta l’operazione se fosse andata bene. In caso contrario il malcapitato Commissario ne avrebbe pagato le conseguenze. Ma lui era fiducioso. Aveva proprio l’impressione che Gaglione – anche se non ne aveva ancora capito bene il motivo – era intenzionato a fare sul serio. Lui, il Prefetto avrebbe fatto la sua bella figura anche con I più alti Papaveri del Governo, a Roma. Il caso ormai era nazionale.
E la bella e un pò troppo intraprendente Amy l’avrebbe tenuta sotto controllo lui personalmente…
“Commissario per me la soluzione è che lei indossi i dispositivi per farci ascoltare tutte le sue conversazioni con Gaglione…”
“sa benissimo che è un rischio che non possiamo correre. Se se ne accorge – e se ne accorge, lo sa – va tutto a rotoli, e definitivamente. Penso ad un’altra proposta da fare a lui, anche per continuare a conquistare sempre più la sua fiducia”
“vale a dire?”
“gli dirò che o mi lascia registrare tutto – e lui non accetterà – oppure sarò io stessa a verbalizzare quanto riguarda il caso in questione o che riguarda le indagini. e lui sottoscriverà tutto alla fine. Mentre quando parleremo d’altro, del più o del meno, niente di segreto ma anche semplicemente riservato o personale, non ci saranno altri che ne verranno a conoscenza, almeno direttamente”
“questo significa lasciare a lei, caro Commissario, la decisione su quello che verrà ufficialmente dichiarato o meno. Su quello che è importante per le indagini e non solo”
“è sempre così quando un’indagine è condotta da un Funzionario di Polizia. Ci sono le regole, le norme, ma poi è lui che decide”
“fino a quando, magari, qualcuno più in alto lo solleva dalle sue responsabilità, come si dice…”
“questo lo sappiamo. E l’abbiamo pure già detto”
“facciamo così. Lei registrerà solo quando parlerete del caso in questione o di qualsiasi altra cosa che riguardi le indagini o Organi inquirenti e lo dirà al Gaglion. Penso che accetterà, no? Ma ufficialmente io le ho detto che deve registrare tutto. E, se ci saranno problemi io avrò le mie grane, ma lei…”
“mi sa che, al posto di Eva, avrei scelto una melagrana…”
Si fecero una risata.
Lei chiamò Antonio Gaglione e fissarono un incontro a casa di lui due giorni dopo, era un giovedi, alle 9 del mattino.
“ha un pò insistito per vederci qui da lei…” esordì Amy, dopo il solito affettuoso saluto con Caterina
“mio carissimo Commissario, così cominciamo alla grande – disse Antonio sorridendo – è che qui ho la situazione sotto controllo io…mi capite, no? Qui altre orecchie, ignote pure a lei magari, non ci stanno”
Amy, con la massima chiarezza, gli spiegò che ogni volta che avrebbero parlato di questioni connesse alle indagini lei avrebbe comunque registrato e successivamnte verbalizzato tutto.
“purchè non registri pure quando parliamo di fatti nostri…per esempio del mio prossimo invito a cena, alla fine di questo incontro…”
“ad una cena è importante come si può mangiare, ma è più importante che non sia una serata noiosa”
“questo dipende da tutti e due. Lei non è mai noiosa, io mi dovrò impegnare per essere al suo livello”
Dopo le schermaglie, entrarono nel vivo.
Antonio le confermò che era in grado di darle subito il nome del colpevole, un nigeriano e dei suoi complici, che erano solo presenti però, non erano intervenuti nell’uccisione dei tre bambini.
“come, ha fatto tutto uno solo? Com’è possibile? C’erano tante impronte di scarpe!”
“ gli altri c’erano, ma non hanno sparato. Così ha detto. Lui come capo doveva mostrare a tutti la sua autorità. E poi tutti I particolari li dovrete chiarie voi della Polizia. Siete così meticolosi quando fate le domande, le ricostruzioni…”
“cominciamo dal nome e dal movente…”
Le disse che era stato un certo Alaba Kehinde, una sorta di capo del Gruppo dei nigeriani che gestiva gran parte del traffico di droga che arrivava dall’Africa.
“e perchè ha ammazzato tre bambini? Che c’entravano con i suoi traffici?”
“dice, per quello che si capisce quando parla, che le due famiglie, anzi la famiglia e la vedova-prostituta avevano cominciato a spacciare per conto loro. Il piccolo spaccio autonomo e incontrollato Alaba Kehinde non lo vuole. Sta prendendo piede. Si fanno portare un pò di droga da parenti e amici quando sbarcano. Oppure direttaente dagli scafisti. Questo traffico di disperati è diventato un’ira di Dio sotto tanti aspetti Commissario. Tutti ci vogliono guadagnare, Grandi…e piccoli”
“e i Gaglione, in questo grande gioco che fanno?”
“fanno le persone oneste, Commissario, gliel’ho detto. Quelli che fanno gli affari puliti. E che vogliono aiutare questa terra a riprendersi. Anche rivolgendosi all’Autorità, se è necessario. Per dimostrare e far capire che quando cambiano le persone, anche le cose possono cambiare,,,.tutta questa storia l’ha causata questo capetto che ha voluto dare subito un segnale forte, per la parte che lo riguarda.””
“forte? Feroce, selvaggio, disumano, piuttosto. Poteva prendersela con i genitori”
“’chisti sò bestie Commissà…dice che gli adulti sono talmente poveri ed affamati che non hanno paura di botte o minacce per loro stessi. Colpendo i loro bambini sono assolutamente indifesi, incapaci di reagire Ma …”
“Ma?”
“Ma tutti quanti, i più disgraziati ed i capi, si sono scordati che qui stiamo a casa nostra. La terra dei Gaglione, ancora”
“non ci posso credere. Dove lo posso trovare”
“glielo dico io. Ma ci vada subito”
“mi firmi il verbale. Le farò sapere”
Tornò di corsa in Commissariato a parlare con Esposito, al quale aveva subito telefonato uscendo dalla masseria.
La testa le ronzava e le faceva male e dovette stare attenta mentre guidava.
A certe cose non si poteva abituare. Poi questi avveniimenti la coinvolgevano troppo, non riusciva a capire che tipo di reazioni e di conseguenze avrebbere avuto direttamente su di lei.
E naturalmente l’ultimo che doveva accorgersene era il dottor Esposito, anche se aveva una grande stima di lui.
Ma sarebbe stato giusto, da parte sua intervenire se avesse intuito qualcosa.
Si fermo a prendere un caffe, per calmarsi.
Il colloquio con Esposito fu breve e conciso. Avrebbero chiarito tutto con la massima calma più tardi.
Adesso la priorità era andare a prendere Alaba Kehinde, portarlo in Commissariato e cominciare ad interrogarlo, dopo aver avvertito il Prefetto.
Partirono con tre macchine. La prima con Gargiulo al volante, Amy ed il questore, la seconda con Annarumma ed un altro poliziotto per caricare il ricercato e poi una macchina con quattro tiratori scelti, con passamontagna e tutto il resto per andare a prendere il ricercato.
Lo trovarono nel casolare di campagna, a 3-4 chilometri da Mondragone, che aveva indicato Gaglione.
C’erano almeno un’altra decina di persone, in gran parte uomini giovani ed un paio di donne.
Apparentemente disarmati, ma anche non impegnati in alcuna attività.
Le sirene delle macchine li avevano messi in allerta e, alle frenate e sgommate che si sentirono, avevano solo alzato un pò gli occhi.
Tutti scesero con le pistole o i fucili automatici in pugno, tranne Amy ed il questore.
Parlò Amy, a voce molto alta, ma senza urlare.
“stiamo cercando il sig. Alaba Kehinde, sappiamo che è qui”
“’o vvì ‘lloco” disse un nero in una sorta di dialetto bastardo ma in fondo comprensibile, indicando un tizio sui quarant’anni, con i capelli lunghi pettinati a treccine pieni di perline colorate, canotta rossa, jeans strappati e scarpe sportive griffate.
Si vedeva che, mentre continuava a non fare il niente che stava facendo e guardava da un’altra parte, in realtà li osservava di sottecchi.
Amy si avvicinò, sempre disarmata, tenendo la mano allargata per far capire agli altri di non avvicinarsi armati.
“è lei Alaba Kehinde?”
Lui fece un cenno affermativo col capo, ma non parlò.
“deve venire con me, alla Polizia. Capisce quello che dico?”
Ci fu un altro cenno affernmativo e a questo punto Amy gli fece vedere le manette guardandolo fisso negli occhi.
Non reagì e si fece ammanettare, Annarumma lo caricò in macchina, chinandogli la testa con la mano.
Solo alcuni si erano avvicinati, ma non troppo, alle macchine, che partirono sgommando e con tutte le sirene accese.
All’arrivo in commissariato anche se nessuno era stato avvertito, c’erano decine di fotografi e cameraman.
Nello stesso momento arrivo anche la Mercedes del Prefetto con il suo autista.
“non posso dirvi niente, dovete capire. E’ un pregiudicato fortemente indiziato, abbiamo già molti elementi…vi farò sapere io stesso…vi prego fatemi passare, il dovere mi chiama”
L’interrogatorio, condotto dal questore e da Amy, con il Prefetto che osservava dal vetro monodirezionale, durò quasi tutta la notte, fino alle 5 del mattino.
Tra l’altro non era semplice interpretare subito corretamente quello che diceva l’indiziato, che però fortunatamente capiva tutte le domande che gli venivano fatte. Parlava uno slang tutto suo, misto con italiano, napoletano ed un pò di parole inglesi che aveva imparato chissà dove.
Non fu affatto reticente, sembrava quasi che raccontare la storia della strage fosse per lui normale, quasi se l’aspettasse.
Era in Italia, in quella zona, da oltre 10 anni, ed aveva cominciato a lavorare con il traffico di droga dopo un paio d’anni, quando aveva capito che spezzarsi la schiena nei campi non sarebbe servito a farlo diventare diverso dallo schiavo morto di fame che era prima di partire. E in quei primi due anni aveva solo pagato il suo debito con l’organizzazione degli scafisti.
Ma lui era forte ed abbastanza sveglio ed allora gli avevano proposto di cominciare a spacciare.
Poi aveva fatto carriera. Era un capo da quasi tre anni.
Per la questione di cui stavano parlando aveva ricevuto degli ordini precisi dai suoi capi.
Bisognava intervenire sulle famiglie che praticavano il piccolo spaccio indipendente con la massima violenza e crudeltà.
Come al solito in questo modo avrebbero capito in tanti, il terrore fa presto a diffondersi.
Tanto più se si interviene sugli indifesi. E più indifesi dei bambini,..,
Anche se era lui a conoscere la zona, erano stati i capi a scegliere le famiglie ed i bambini. Lui aveva fornito una specie di lista di possibili candidati da colpire. Ma la scelta finale era stata loro. E gliela avevano comunicato solo un giorno prima, dicendo che doveva sbrigare tutto in ventiquattr’ore.
Ma chi erano questi capi?
Fu a questo punto che gli passò completamente la voglia di parlare.
Amy ed il questore se l’aspettavano pure, ma insistettero fino a quando le forze – soprattutto dell’interrogato, stranamente – cominciarono a mancare.
Anche le loro peraltro…
Mentre il Prefetto se n’era andato dopo un paio d’ore. Dopo aver trionfalmente comunicato ai giornalisti che c’era un reo confesso, un membro importante, anzi un capo, della mafia nigeriana che gestiva il traffico della droga.
Ci sarebbero perciò stati sicuramente anche altri importanti sviluppi, ma imntanto il team inquirente, da lui guidato, aveva praticamente risolto un caso complicatissimo.
Aveva già ricevuto le congratulazioni del capo del Governo e del Ministro degli Interni, ma lo diceva solo così per dovere d’ufficio…
Amy ed il questore se ne andarono a dormire quasi alle sei,
E, pur arrivando così tardi, Albert stavolta le fece grandi feste. Sapeva bene quando lei era stata impegnata per lavori importani e in questi casi la coccolava.
Si accomodò sulla coperta sotto al letto e le fece compagnia per tutto il tempo.
Dormì 4-5 ore poi Amy tornò in commissariato alle tredici per riprendere l’interrogatorio insieme ad Esposito.
Portarono Alaba Kehinde sul luogo della strage per la prima ricostruzione dell’accaduto. Al nigeriano naturalmente chiesero i nomi di quelli che erano con lui, che lo avevano accompagnato in macchina.
Fece un pò di resistenza sui nomi dei suoi complici ma alla fine stavolta cedette,
Ma ci tenne a dire che l’avevano solo accompagnato, non sapevano nulla di quanto sarebbe successo.
I bambini li avevano convinti a venire con loro con la scusa di farli un pò divertire. Abdel Aziz, uno di loro, li conosceva e si fidavano.
E anche Abdel non sospettava nulla.
Dopo avergli chiesto e fatto rifare tutti I movimenti e le azioni che aveva fatto in quella maledetta notte, gli dettero una Beretta cal. 9 scarica e gli fecero anche mimare l’esecuzione. Lo fecero anche sparare con la pistola scarica.
Ripeterono meticolosamente la ricostruzione per almeno tre volte e, anche se alcuni dettagli ancora non quadravano, sostanzialmente la scena del delitto, i fatti raccontati e le azioni eseguite erano coerenti.
Questo ad Amy sembrò strano.
Mandarono due volanti a prendere anche gli altri della banda, erano tre e non fecero resistenza. Solo uno disso che era scappato il giorno dopo la strage, ma Alaba Kehinde l’aveva “convinto” a ritornare,
Si chiamavano Khaled Ngoro, nigeriano anche lui, 35 anni, poi il libico Amir El Mohammed ed il ghanese Abdel Aziz, entrami sui trent’anni.
Due giorni dopo era fissato l’incontro del team inquirente – Esposito, Salerno, Gargiulo ed Annarumma – con il Prefetto.
Poi sarebbe seguita la Conferenza stampa.
Il giorno prima di quell’incontro arrivò la telefonata di Antonio Gaglione.
“buongiorno Amy, come va?”
“nel complesso bene, anche se non è il lavoro che manca, in questo periodo…”
“già, forse è un pò anche colpa mia…”
“diciamo degli avvenimenti. Che, se non ci fossero stati, sarebbe stato molto meglio per tutti”
“povere creature innocenti, è vero. Almeno adesso si sa chi è stato”
“già. Così pare”
“le devo confessare anch’io una cosa. In realtà le ho telefonato per la nostra cena. Mi farebbe vrramente piacere incontrarla prima che i suoi grandi capi facciano la sceneggiata ufficiale…così mi racconta qualche pettegolezzo. Innocuo, tra amici”
“perchè no? Ora anche I suoi rapporti con il questore ed il prefetto sono molto sereni ed anche diretti. So che vi sentite”
“ma io l’avverto sempre in anticipo, lo sa”
“lo so e la ringrazio. Ma non ce n’è più bisogno. Ci teneva a stabilire una relazione corretta con le Autorità e mi sembra che il suo successo sia innegabile”
“le va bene per domani sera? Spero di sì, ma non le dico pure dove la vorrei portare. Una piccola sorpresa”
“se non facciamo troppo tardi. Domani ho una giornata impegnativa. Con tutti i grandi capi, come dice lei”
“per me con lei non faremmo mai troppo tardi. Ma prometto che farò come vuole lei, per il ritorno”
“mi passi a prendere alle otto cosi cominciamo un pò prima rispetto alle usanze del Sud”
Quando riattaccò, Amy si senti un pò in colpa, non era una sensazione a lei familiare.
La settimana precedente Ettore era venuto a trovarla e, anche se lei gli aveva ribadito che lei lo considerava solo un ottimo amico, al quale voleva bene, c’era stato un certo disagio.
Ettore aveva insistito più del solito con i suoi soliti tentativi d’iniziare un relazione stabile, ed alla fine le aveva pure detto che secondo lui doveva esserci qualcosa o meglio qualcun altro,
Insomma non era stata il massimo quella loro ultima serata.
Antonio arrivò puntualissimo con la sua Porsche cabrio nera.
Scese dalla macchina e le aprì la portiera. Camicia bianca, pantaloni blu-azzurri, mocassini chiari ed occhiali da sole.
Amy aveva una camicetta di un beige pallidissimo e diafano leggermente trasparente, aperta generosamente sul seno.
Poi una gonna marrone bruciato a venature rossicce appena sopra il ginocchio, scarpe beige con 4-5 cm.di tacco,
Rossetto chiaro e trucco leggero, I capelli nerissimi e corti sembravano scolpiti intorno al suo viso perfetto.
Era bellissima..
“i complimenti di fronte alla bellezza non possono essere mai inutili nè dovuti. Starà a me farle capire quanto sono veri e sentiti. Lei è uno spettacolo”
“e lei uno sciupafemmine, si sa – disse Amy con il suo sorriso da svenimento – ma li accetto, così proviamo a metterci subito a nostro agio. Io faccio la bella e lei il seduttore, ok?”
“è brava a sdrammatizzare…ma glil’ho già detto una volta, anch’io so giocare, specie se sono giochi con una posta alta”
La portò in un ristorante che Amy non conosceva ma di cui si parlava molto.
Naturalmente anche là era stato tutto accuratamente preparato e furono accolti dal Direttore del locale con tutti gli onori.
C’era un piano bar con un bell’uomo sulla quarantina che per ora suonava soltanto,
“spero che mi risparmierà l’Apicella della situazione…”
risero tutti e due. Arrivò subito il Direttore con una bottiglia nel secchiello del ghiaccio che aprì con destrezza – solo uno schiocco leggero – davanti a loro. Dal collo della bottiglia avvolto nel tovagliolo candido s’intravedeva il vapore ghiacciato.
“mi sono permesso di scegliere l’aperitivo anche con il consiglio dell’ottimo Direttore. E’ un vino spumante secco fatto con le nostre uve da una delle migliori cantine non lontano da qui. Vediamo se indovina da dove viene”
“mi fa piacere apprezzare con lei le cose buone della nostra terra. Ne abbiamo tante e da qualche tempo, finalmente, le apprezzano nel modo dovuto anche lontano dalla Campania e dagli stereotipi napoletani e del Sud d’Italia. E siccome ce ne sono tanti di vini buoni non sarà facile…”
L’assaggiò, prima bagnandosi solo le labbra “è ottimo, molto secco, potrebbe essere del Sannio o comunque della Campania centrale direi”
“è di Ischia. A me piace molto”
“grazie. Ti tolgo pure dall’imbarazzo, o dall’insistenza, e ti dico che possiamo pure darci del tu. Ma quando siamo in privato, evitiamo complicazioni inutili”
“dovrei dirti era ora e invece ti ringrazio. E assaje.. Lo sai perchè ti ho portata qui?”
Erano al Ristorante “Le Colonne” a Caserta e, naturalmente era stato tutto prenotato e preparato in grande stile, per il loro atteso arrivo”
“mi fai gli indovinelli come per il vino? Conosco questo posto solo di nome”
“è perchè qui c’è una Chef, una donna brava, giovane e bella…ma non si possono fare paragoni. E so che a te fa piacere sapere di altre donne campane in gamba, come sei tu”
“certo che mi fa piacere. Ma mò smettiamola con i complimenti e mangiamoci pure qualcosa di buone. Ma senza esagerare, soprattutto in quantità. E, finalmente, non parliamo di lavoro”
“un antipasto, magari piccolo?”
“solo due cruditès, grazie. Lo spumante mi basta”
“Pesce o carne? Per la scelta del vino..oggi c’è del pesce freschissimo, gliel’ho ordinato io. Ma se preferisci la carne, dalla bufalina in poi…”
“no, direi che il pesce va benissimo. Magari c’è la Pezzogna, visto che parliamo di roba nostra?”
“certo, la più bella del golfo. E mò facciamo venire la nostra Chef così la conosci e ci consiglia sulla preparazione”.
Fu tutto molto gradevole e soprattutto raffinato in modo semplice, elegante.
La musica di antichi classici napoletani ma anche americani – da Gershwin a Nina Simone – era suonata con grande raffinatezza e li accompagnava senza mai andare troppo su.
Parlarono tanto della loro passione comune per le tante cose belle e buone della loro terra, che pure subiva ancora l’atteggiamento sprezzante di tanta sottocultura – che solo così può essere definita – che fa sempre riferimento solo ai lati negativi. Come se altrove non ci fossero.
Ma, vista la circostanza e l’ambientazione, si dedicarono soprattutto alle specialità gastronomiche.
“lo sai che adesso la burrata la conoscono anche nei migliori ristoranti di Tokyo, Shangai ecc. ? La mozzarella è un “must” – comm’ dichen’ iss’ – dappertutto orma. A Londra, dove sono più a mio agio naturalmente, tutti nostri prodotti sono di casa, dai salumi fatti con la carne del nostro eccezionale maiale nero – pensa ho fatto conoscere pure la salsiccia di Sparanise, fresca, staginata e sott’olio – peperoni e melanzane ecc. E ce li facciamo pagare pure il giusto i nostri prodotti, come meritano. Ma i friarelli se li possono scordare, quelli vanno cucinati quando sono stati colti da poco, con gli ingredienti e le mani nostre…””
Si entusiasmavano entrambi a parlare di queste cose.
Ed anche il corteggiamento di Antonio fu solo accennato e soprattutto affidato a sguardi e sorrisi, con classe.
Era ormai mezzanotte e lei disse:
“sto molto bene, ma è ora di andare”
“ricordo la mia promessa. Ma è dura”
“più che dura mi sembra tosta. La tua faccia, intendo”
Si fecero un’altra bella risata e mentre andavano verso la macchina lui provò a prenderle la mano.
Lei la sottrasse con decisione, ma senza malvolenza.
Sotto casa di lei si fermarono a parlare per non più di cinque minuti, poi si salutarono.
Albert sembrava perplesso, quando lei entrò.
Esistono I sesti sensi? E quanti ne hanno I cani?
Fu una nottata particolare. Doveva ammettere che era un pò turbata.
Primo : e se si era sbagliata sul suo conto, se era prevenuta? Stasera aveva sentito che la passione di Antonio per la sua terra e la sua azienda, per il lavoro, per il successo nella sua terra, non era fasullo, faus’, per dirla in dialetto. Ma riguardava solo cose lecite? E perchè no? Finora non c’era stato nulla di cui si potesse parlare in termini sospetti. E le pendenze giudiziarie riguardavano tutte la figura del padre e le sue ultime attività
Secondo : era intelligente ed educato, Con lei si comportava sempre in modo irreprensibile. Possibile fosse sempre così bravo a fingere?E anch’io ho le mie attrazioni, pensò.
Si girò dall’altra parte. Se continuava così non avrebbe mai preso sonno.
Il mattino dopo fece il punto della situazione con Esposito. Amy espresse una serie di perplessità.
“si è vero, abbiamo un reo confesso senza troppe contraddizioni o incongruenze palesi nella ricostruzione e tre testimoni-complici che confermano, anche se dicono che sono scesi appena un attimo dalla macchina ed hanno visto pochissimo. Ma…”
“ma che, Amy? Anch’io ho delle perplessità, come mi succede anche in tante altre occasioni, ma stavolta…”
“da parte mia c’è prima di tutto una sensazione strana. Una confessione così veloce, dettagliata…”
“dimentica che ci sono di mezzo i Gaglione e la loro ferma volontà di riaffermare e ribadire il loro assoluto controllo del territorio. Anche se ora con mezzi leciti, sembra, collaborando anche con l’Autorità, lo Stato”
“già. Sarebbe la prima volta, però…una bella svolta. Poi ci sono le impronte. Molte sono compatibili. Ma anche quella strana che le ho fatto notare “
“come facciamo a sapere da quanto tempo era lì? Sembrava reccnte è vero, ma da qui a dire che era di quella stessa notte, di quell’ora…”
“e non abbiamo trovato la pistola, l’arma del delitto”
“Alaba Kehinde ci ha detto che ha preso una barca a Baia Domizia e l’ha gettata in alto mare. Così gli avevano detto di fare dopo avergliela data già carica e con altri due caricatori…”
Quest’ultima frase balenò per un attimo nella testa di Amy.
“sì, questi fantomatici capi sembrano aver pensato proprio a tutto”
“sarà proprio su di loro che penso che dovremo concentrarci per il lavoro dei prossimi mesi”.
Infatti i magistrati inquirenti non sembravano avere altrii dubbi sulla strage dei tre bambini neri.
L’inchiesta procedeva velocemente e l’incrimazione formale era praticamente pronta.
La novità legale – abbastanza eclatante – fu che si presento come Avvocato difensore di Kehinde il Prof. Luigi Scognamiglio, uno dei più famosi – e cari – Penalisti di Napoli.
Conosciuto in tutt’Italia, decine di casi famosi del Professore e del suo studio avevavo suscitato grandi clamori nediatici.
Si poteva dire che orami il Prof. Luigi Scognamiglio ed il Dr. Bruno Vespa erano amici.
Anche se in tramissione si davano del lei e magari facevano un pò finta di litigare.
Amy dovette accetare la situazione che comunque andava avanti.
Però un giorno chiamò nel suo ufficio, separatamente, prima Gargiulo e poi Annarumma. Su un biglietto che aveva scritto fece leggere a ciascuno dei due :
“ci vediamo oggi alle cinque a casa mia”. Poi strappò il pizzino.
“siete convinti della piega ormai conclusiva che ha preso il caso o c’è qualcosa di strano,che non vi convice ancora? Per me, c’è e ve lo dico subito” esordì, quando si videro a casa.
“pure per me”
“e per me”
“ma io non so cos’è. E voi?”
“neanche noi. Ne abbiamo parlato e…”
“e vorreste continuare ad indagare. Con me magari? Io non corro molti rischi perchè posso rinunciare a tutto in prospettiva, ma voi…”
”possiamo dire che è colpa vostra, che ce l’avete ordinato?”
Si fecero una risata. Poi Amy si fece seria e disse :
“domani mattina venite tutti e due nel mio ufficio alle nove con il nigeriano”
Quando Gargiulo ed Annarumma entrarono, puntualissimi, alle nove nell’ufficio del Commissario con Alaba Kehinde, sulla scrivania c’era una Beretta clibro 9 – era quella di Amy – un caricatore e delle pallottole.
“toglietegli le manette”
Poi rivolta all’indagato : “dovresti mettere le pallottole nel caricatore vuoto che è sul tavolo, togliere quello che c’è dentro, che è scarico e sostituirlo con questo che hai preparato”
“Ma…” disse il nigeriano
“fà come ti dico Hai detto che avevi pistola e caricatori…”.
Gargiulo ed Annarumma erano preoccupatissimi ma non fiatarono. Misero solo, d’istinto, la mano sulla fondina della pistola d’ordinanza.
Alaba Kehinde ci provò diverse volte, ma pur se si vedeva che di armi da fuoco ne capiva, continuava con una serie di azioni che mostravano chiaramente che procedeva per tentativi.
Dopo tre-quattro minuti Amy disse ;
“basta, rimettetegli le manette”