QUANTO E’ BELLA L’ITALIA
V I G O L E N O
di Lucio Martinelli
IL BORGO E IL CASTELLO, GIOIELLI DEL MEDIOEVO
La mia passione per i castelli e i borghi medioevali è stata ampiamente appagata nella visita, da poco conclusa, di Vigoleno, uno dei “borghi più belli d’Italia”. Era almeno due anni che ambivo di conoscere questo luogo esclusivo il cui fascino antico resta poi scolpito nella mente ed entra a far parte dei ricordi più belli di un turista. E la mia gioia è stata grande quando ho constatato che la visita era stata inserita nel programma dei tre giorni che noi, ex compagni di liceo di quella grande scuola di vita che è la Nunziatella trascorriamo insieme ogni anno, da ben diciannove anni, con le nostre consorti, in un luogo sempre diverso della nostra bella Italia. Vi assicuro, cari lettori di questi miei articoli sulle bellezze del nostro Paese, che Vigoleno è una “chicca” da non perdere. Dista circa un’ora da Milano ma non ho trovato nessuno, nella cerchia delle mie amicizie, a conoscenza di questo posto incantato ed incantevole. Peggio per loro!
Una bellissima veduta aerea di Vigoleno. Il castello e il borgo entro la cinta muraria.
Prima di descrivere il luogo, un po’ di Storia necesse est.
Vigoleno si erge sul colle di Santo Stefano (m. 471) che separa la valle del torrente Ongina da quella percorsa dal torrente Stirone. E’ un borgo fortificato, eccezionalmente integro nella sua forma ellissoidale, la cui fondazione risale al X secolo, anche se le testimonianze storiche risalgono al 1141, quando Vigoleno era un avamposto del comune di Piacenza sulla strada dei possedimenti parmensi. Nel 1200 entrò in possesso della famiglia guelfa degli Scotti, nemica di Piacenza, allora nelle mani di fazioni ghibelline che attaccarono e distrussero il castello durante il secolo XIV. Fu ricostruito dal comune di Piacenza che ne mantenne il possesso fino a tutto il 1300. Fu distrutto ancora una volta alla fine del secolo e la terza edificazione avvenne ad opera degli stessi Scotti, che nel 1389, con l’aiuto dei Visconti, tornarono ad essere i proprietari di Vigoleno, che divenne una contea. Ciò che oggi il visitatore può ammirare sono le vestigia del rifacimento quattrocentesco. Le tracce degli Scotti sono tuttora visibili negli stemmi gentilizi scolpiti sia sulla porta d’ingresso sia sull’oratorio della Madonna delle Grazie, probabilmente la cappella della famiglia Scotti, ed anche sulla chiesetta di S. Giorgio, la Parrocchia del borgo. I conti Scotti mantennero il possesso della rocca fino al 1908, data in cui fu ceduta e trasformata in edificio residenziale. Il Castello fu acquistato dalla principessa Maria Ruspoli-Gramont, che amava circondarsi di ospiti illustri. Negli anni dal ‘20 al ‘30 le maggiori personalità in campo letterario ed artistico di quel tempo furono ospiti della principessa: Gabriele D’Annunzio, Arthur Rubinstein, il pittore surrealista Max Ernst, la ballerina russa Anna Pavlova e tantissimi altri personaggi italiani e stranieri.
La visita del castello e del borgo inizia attraverso l’unico accesso posto nel “rivellino”, una fortificazione avanzata di forma allungata che serviva quale prima difesa della porta stessa. La struttura urbana del borgo è dominata dal “mastio”, una possente torre quadrangolare dotata di feritoie, beccatelli e merli ghibellini. Non ci sono parole adeguate a descrivere l’emozione che si prova nel piombare di colpo in pieno Medioevo. Se il telefonino non servisse a fissare in immagini di ciò che si sta ammirando, forse lo si nasconderebbe in una tasca per la sua inadeguatezza all’ambiente. Ecco il motivo per cui affiderò soprattutto alle immagini, più che alle parole, il compito di illustrare la visita.
Come si può vedere nella foto aerea, tutto il complesso si impone per la sua elegante forma ellissoidale, per la integrità della cinta muraria, per la bellezza del castello, delle torri, dei camminamenti di ronda con i merli a coda di rondine, tipici dei castelli ghibellini. Forse gli Scotti, pur essendo guelfi, quale segno di riconoscenza verso i Visconti adottarono questo tipo di merlatura. Una “curiosità” storica: tutti i castelli guelfi dell’epoca avevano merlature quadrangolari.
L’insieme fortificato è affascinante ed è una testimonianza dell’importanza che ha avuto il castello prima dell’avvento delle armi da fuoco. La struttura della merlatura, infatti, dimostra la sua idoneità alla difesa dall’arco e soprattutto dalla balestra, garantendo, nel contempo, la possibilità di reagire con una buona protezione dalle offese.
E’ ovvio anche per i profani di architettura militare che il castello non avrebbe avuto alcuna possibilità di resistenza al tiro delle armi da fuoco, a partire dal XV secolo. Cannoni, bombarde, petriere, ecc., avrebbero distrutto le sue mura in pochi giorni. Per fortuna nostra……nei vari attacchi subiti si sono limitati ad usare le frecce!
L’autobus fa scendere i 24 ex allievi della Nunziatella nella piazza dinanzi alla porta del rivellino.
Dopo aver percorso l’interno del rivellino, oltrepassate le fortificazioni poste all’ingresso del borgo, si giunge in una bellissima piazza con al centro una fontana (vedi foto successiva) che un tempo era un abbeveratoio alimentato da una grande cisterna sotterranea che serviva, nella stagione invernale, anche da ghiacciaia.
Il mastio si erge sopra la cinta muraria ed era l’estrema difesa del castello. Si sviluppa su quattro piani, un tempo probabilmente adibiti a caserma, armeria, alloggio del comandante della guarnigione. Oggi ospita un piccolo museo, una raccolta di antichi strumenti di tortura, armi ed armature, manichini con costumi medioevali.
Nell’ultimo piano, scoperto, si può godere una straordinaria vista sulle valli e colline circostanti e sul parco fluviale del torrente Stirone nel quale sono stati trovati notevoli reperti fossili.
Dalla merlatura dell’ultimo piano del mastio si domina e si controlla non solo il terreno circostante ma anche i cammini di ronda e le loro opere difensive, le altre torri della cinta muraria. Il comandante della difesa poteva pertanto controllare tutte le posizioni del castello e gestire al meglio l’intera difesa.
La piazza con la fontana, la porta di accesso al mastio che si erge al disopra della cinta castrense.
Attraverso una scala in legno, sita nella terza sala, si arriva al loggione merlato del mastio dal quale si gode una vista mozzafiato della zona circostante e di tutte le altre aree difensive.
Il rivellino visto dalla sommità del mastio dove è salito anche lo scrivente.
Il camminamento di ronda fino alla torre laterale
La piazza con la fontana e la cisterna-ghiacciaia
L’INTERNO DEL MASTIO
La sala delle armature e delle armi
Alabarde e picche originali “il furto” di una alabarda da parte dello scrivente.
Alle varie sale del mastio si accede attraverso una scala ripidissima e molto stretta. La domanda che sorge spontanea è: come facevano i poveri armigeri gravati dal peso di corazze, armature ed armi pesantissime a salirle? Una risposta plausibile è che gli addetti alla difesa del mastio si equipaggiassero nell’ultimo piano prima di salire sullo spalto della torre. Chissà? Forse è vero. Un’altra sala contiene degli strumenti di tortura, in parte delle riproduzioni, mentre le prigioni si trovavano alla base del mastio ed erano a cielo aperto.
Alcuni strumenti di tortura.
Una gogna, un ceppo con ascia per le decapitazioni, una ghigliottina (riproduzione), una sedia di tortura. La scala in legno che si vede nella foto porta al loggione merlato del mastio.
Visita alla chiesetta romanica di San Giorgio
La facciata della Pieve di San Giorgio
L’interno con i visitatori che seguono la guida.
L’altare con nella navata e l’affresco di San Giorgio che uccide il drago.
Pregiate statue lignee di San Giorgio e San Cristoforo e della Sacra Famiglia
La fonte battesimale ed un prezioso Crocifisso ligneo del 1400
Preceduto dalla guida, il gruppo degli ex allievi della Nunziatella torna nella piazza della fontana.
La lussuosa dimora della principessa Ruspoli-Gramont, oggi in parte adibita a residenza alberghiera, comprende diverse sale preziosamente arredate, compreso un teatrino con solo dodici posti affrescato dal pittore russo Alexandre Jacovleff, con decorazioni di sapore orientale rappresentanti animali, personaggi danzanti, figure esotiche dal significato simbolico.
L’ingresso al Castello ed alla residenza.
La preziosa mobilia, gli arredi, i lampadari di Murano, i quadri sono di stili diversi, risalenti perlopiù al 1700. Non tutte le sale sono visitabili ma ciò che si può ammirare testimonia che la principessa Ruspoli amava circondarsi di belle cose oltre a frequentare personaggi illustri della sua epoca.
Il gruppo è intento ad ammirare la splendida sala con il salotto ricamato a mano e i lampadari di Murano.
Il magnifico camino con candelabri in bronzo dorato.
Uno splendido dipinto del ‘700.
La “vittoria alata” raffigurata su una pregevole quadriga in bronzo.
L’interno del piccolo teatro a dodici posti.
Il palcoscenico con delle quinte in legno e con un piccolo camerino alle spalle della struttura.
Il complesso residenziale visitabile comprende altre due sale. Una più piccola della precedente ma sempre ammobiliata con lusso ed una contenente un biliardo con alle pareti quadri con ritratti di famiglia.
La visita vera e propria, brevemente descritta in questo articolo, finisce qui. Quello che non termina é la nostalgia verso questo luogo incantevole che solo la penna di uno scrittore saprebbe descrivere come merita.
Io voglio concluderla con un’altra immagine straordinarie di Vigoleno dall’alto.
Vigoleno dall’alto, in una diversa prospettiva dalla prima immagine.
UN ITINERARIO DA SCOPRIRE E UNA SOLA NOTA GASTRONOMICA
Una vera rarità nella produzione enologica italiana è il Vin Santo di Vigoleno. Si tratta di un vino passito conservato in piccole botti di legno per almeno cinque anni. La produzione è assai limitata: 2500 bottiglie l’anno ed è ottenuta con le uve dei migliori vitigni, esclusivamente bianche e non aromatiche, quali il S. Maria, il Melara, il Beverdino, il Marsanne, il Sauvignon, l’Ortrugo e il Trebbiano. Il Vin Santo di Vigoleno è un vino DOC da “meditazione”. Può essere abbinato alla pasticceria e a formaggi saporiti e piccanti. Nel borgo ci sono piccole enoteche ben fornite anche di salumi, formaggi e naturalmente di Vin Santo. Anche la ristorazione all’interno del borgo è degna di nota, sia per la cucina sia per l’ambiente.
In conclusione: il territorio di Vigoleno è ricco di storia, di fascino naturale ed enogastronomico. E’ un luogo ideale per vivere momenti speciali.