Il Barocco moderno della Storia
fra illusione e allucinazione
di Nunzio Seminara
L’immagine nella copertina dell’edizione di settembre coincide sorprendentemente col bozzetto dell’Architetto progettista, Ernesto Bruno Lapadula, e il fotografo, Francesco Aymonino, anch’egli Architetto, non sapeva di riprenderla con tanta precisione.
Il giovane Architetto Ernesto Lapadula detto Bruno
La costruzione dell’E.U.R. è sospesa negli anni della
seconda guerra mondiale, e Il Ten. Ernesto Lapadula,
con le mostrine dei 17 e 18 Rgt. Acqui, va alla guerra
Perché oggi parlare dell’immagine di copertina.E’una sera di tarda estate.
Mi arriva una foto scattata da un amico Architetto, e improvvisamente riesco a collegarla ad un pensiero ricorrente: come spiegare la Storia che leggo, oltre le parole?
Lavoro e gioco da sempre con la matita.
E’ il disegno, come sintesi di un ragionamento nel segno grafico, che nell’immagine trova facilmente la soluzione per “dire”, molto più confrontarsi delle parole, scritte o dette, ed esprimere le proprie deduzioni.
Scatta, in quella foto, estemporanea nell’ora tarda di una tarda estate romana, quel meccanismo che apre tutti i cassetti delle idee.
“Il Colosseo quadrato”. Così la rilettura di quell’Architettura romana bimillenaria, riproposta nel secolo scorso come il manifesto della Roma moderna.
L’Architetto romano Francesco Aymonino
Il fotografo notturno visto di giorno
Siamo nel 1936. E’ in programma l’Esposizione Universale che dovrà svolgersi a Roma nel 1942. Ma gli ultimi anni della “Guerra dei Trent’anni” del XX secolo, quella che parte dal 1915 e finisce, si fa per dire, nel 1945 sospendono i lavori che freneticamente si erano attivati dopo l’approvazione dei progetti (1937). Il gruppo di professionisti che lavora sul progetto è guidato da Marcello Piacentini, che, azzardando ma non troppo, fu sia pupil sia mentor di Mussolini. Il R.U.P., si direbbe oggi, cioè il Responsabile Unico del Procedimento per la realizzazione di quel polo urbano delle meraviglie che avrebbe suggellato il XX anno di quell’era del XX secolo.
I lavori in corso del “Colosseo quadrato”
I lavori s’interruppero per le cause che sappiamo. I progetti andarono sotto naftalina in attesa di tempi migliori. Ripresero sul finire degli anni ’40 e nei dieci anni successivi furono realizzati.
Si ritornerà sull’intero progetto. Sulla specificità della sua Architettura.
Ora , invece, occorre entrare in quel Colosseo per leggere la Storia che non si vede.
pizzofalcone.it affronta da sempre argomenti di Storia, fin dalla sua prima edizione di due anni fa. Storia come disegno, sviluppo e crescita della città. Città di ogni dove. Anche attraverso viaggi e scoperte di borghi, castelli, paesaggi. In particolare di quella militare. Certamente sollecitati dalle informazioni che sommergono i media in ogni occasione per parlare della Grande Guerra, il cui centenario desta e sollecita memorie struggenti e dibattiti accesi.
Sono stati descritti episodi inediti.
Sono state avanzate anche nuove ipotesi nella lettura di quegli anni.
Ma sempre più emerge una riflessione ricorrente. La necessità di ripercorrerli negli sconvolgimenti sociali che l’hanno guidati ed in quelli che poi si sono succeduti. In sintesi, Caporetto e Vittorio Veneto, drappi di vergogna e labari di gloria non devono essere ricordati come cardini di sconfitte e di vittorie esaltate sui campi di battaglia, perché momenti inevitabili di un processo di mutazione di quegli anni che sconvolse il mondo occidentale, l’Europa di allora, che era “l’ombelico del mondo”.
E forse quella foto fa pensare ad una inedita interpretazione di quella Grande Guerra.
Attraverso l’Architettura.
Alla interpretazione, cioè, del messaggio che ritorna a distanza di secoli, quello del Barocco, letto come trionfo della città papale di quegli anni, nel disegno della città di Papa Sisto V dal tridente romano di Piazza del Popolo agli assi di Via Sistina-Via Quattro Fontane. E come le esplosioni nel tessuto urbano degli angoli e delle facciate borrominiane che segnano il passo dei pellegrini, quasi scogli visibili, prestigiosi certo!, per convogliarli verso i luoghi basilicali dell’osservanza alla Fede ed alla preghiera riconoscente.
Il Barocco, o della dissimulazione, ovvero, diciamola tutta!, della mistificazione rappresentando magnificenza e celando altre verità, nascoste e non trasparenti. Quella delle imposizioni della liturgia obbediente sancita dal Concilio di Trento che aprì l’era della Inquisizione, detta Santa, e della guerra dei Trent’anni, abbastanza sanguinosa e invero poco santa, del confronto col protestantesimo europeo.
Cerniera, quella Grande Guerra, del salto fra una prima rivoluzione industriale che alimentava trasformazioni sociali, che a loro volta premevano sui governi delle monarchie costituzionali, quando si presagiva la genesi dello Stato di Diritto weberiano che, per l’appunto dopo il 1920, fu invece ribaltato dal Diritto dello Stato, etico, autoreferenziale, autoritario.
Quel disegno di città, proiezione di Roma verso il mare, si inquadrava nell’alveo politico dello Stato padre-padrone.
Ma, completato più tardi, si ritrovò negli anni della libertà delle democrazie, quelli che dallo stato liberale ottocentesco hanno saltato lo Stato assoluto. Dalla Guerra Grande alle ideologie imposte o subliminalmente convinte, alle democrazie planetarie delle classi sociali uniformi e uniformate, alle osservanze delle Fedi.
Parole scavate nel travertino sul frontone del Colosseo quadrato
n.d.r.: i romani veraci dicono “beato chi c’ha ‘n’occhio”
E di quegli anni diventa il manifesto del ritrovato Barocco moderno. O della dissimulazione, cioè delle verità nascoste, che poi è delle illusioni davanti alle monumentalità del mondo che nelle città si manifesta prepotentemente.
E in quegli anni evolve il processo di costruzione dell’Europa, che dalla CEE, che parla di mercati, approda all’UE, l’Europa Unita.
Senza Costituzione Europea.
Ma tanto esaltata, l’Europa,da un Regolamento Europeo del limite del 3% del massimo debito pubblico dei Paesi membri, che impone i morsi al liberismo dei mercati che già esodavano nelle produzioni di merci invendute per i prezzi inaccessibili ai più, e negli scambi impossibili appena ammorbiditi da filiere intere di industrie manifatturiere a costi di mano d’opera coloniale.
Saltano gli equilibri. Scambi di merci non assorbite dai mercati.
Il Colosseo, quello vero
Strasburgo, la sede del Parlamento Europeo, dedicato alla
femminista e attivista francese per l’Europa, Louise Weilss
Progettato nel 1991 dal gruppo, francese, AS. Architetture Studio
I profitti, dalle produzioni salgono alle scommesse azionarie dei giochi in borsa, favorite oggi dalla cybernetica sempre più imperante. I capitali sono finanziari, cifre scritte, che si scambiano valori nel cyberspazio prima di ricadere nelle economie vere, fatte di produzioni di merci, dalle agoni delle frontiere nebulose alle guerre sui mari e sulle coste. Sì, le guerre che mercificano le produzioni necessarie per farle. Le cose concrete di mezzi, della logistica e, naturalmente, delle armi.
L’unica risorsa dei beni economici che resta, nella pace che resta,…..,è il suolo. Che non può essere traslato. Dove l’Architettura, che qualcuno definisce terreno della politica, diventa fiore all’occhiello degli scambi di clientele della politica. L’ultima frontiera reale di un mondo che sta cambiando vertiginosamente.
Quando forse è l’Architettura, il fare del territorio e delle case, che dovrebbe essere autonoma e guidare la politica “per” l’uomo. Non farsi guidare o gestire. Ipotesi e pretesa di un pensiero ideologico che fagocita cultura, scienza, tecnica e pretende di governarlo.
Appena si diffonde nel circolo pickwick della catena dei WhatsApp la foto di Francesco Aymonino del “Colosseo quadrato”, si diffonde prontamente la sua proiezione rimbalzata dall’E.U.R. all’altro capo del mondo, nella via Ginza di Tokjo, una omologa della Via Monteleone milanese o delle Vie dei Condotti a Roma o di Chiaja a Napoli. Immagine luminosa spalmata in un angolo di un edificio di “ferro e vetri”, quasi come fosse una specie di plastilina dei giochi per bambini.
Un pezzo della via Ginza a Tokjo
Infatti è immediata la risposta di un altro Architetto, anzi!, Architetta, Chiara Tonelli, che giustamente propone un dibattito che non è più sul “quadrato del Colosseo”, ma sul Colosseo al quadrato, l’automoltiplicazione che è riproduzione spropositata della immagine e non del suo contenuto.
Chiara Tonelli, (docente universitaria),
fra altri due Architetti romani, Francesco Stapane a sinistra e Andrea Iacovelli a destra
Pensiero provocatorio dello smembramento dell’Architettura, della sua polverizzazione nel fascio delle onde nel cyberspazio che sovrasta le linee definite, confini del Diritto e delle Leggi, e che evade il controllo della Politica che ancora pensa di essere il governo dell’Architettura.
Lo pensava Marcello Piacentini e l’esigeva Mussolini. Ridisegnarono con strade e travertino il Barocco moderno. Lo reinterpretano e lo degradano il cyberspazio e l’incapacità culturale di governare l’evoluzione del mondo di oggi.
L’Architetto Marcello Piacentini
Intanto ci aggraziamo delle città di Paperino vicino alle metropoli, le riproduzioni di nuove Venezie da clonare, e, come in questo caso, pezzi del Colosseo sparsi appiccicati su altre costruzioni in altre città, in proprie riproduzioni “al quadrato”.Autoreferenti di cultura e Architetture volatili.
Tempo del Barocco vivisezionato e si diffonde nel mondo senza neanche un copyright di immagini-logo, enfatizzando la qualità elitaria dell’Architettura di qualità al servizio dei consumi d’élite.
Un Barocco moderno che illude le città mostrando immagini commerciali che la degradano e mistificano, illudendoli,mercificando i valori immanenti dell’Architettura e della sua Storia.
Come le jeanserie nei centri storici, adesso tallonate dalle chinatown, tutelate dal principio giustificazionista e garantista della libertà tout court che mortifica le stesse Istituzioni di quella politica che ritiene sempre di dover e saper governare il territorio.
Per parecchio si parlò dell’E.U.R., della sua attualità nel contesto dell’Urbanistica e dell’Architettura romana. E parecchio se ne parla.
Ne parlerà ancora questo giornale. Un impegno di civiltà dell’Architettura.