GLI ERMELLINI DEL TERREMOTO
di Nunzio Seminara
Il titolo dell’articolo sopra riportato la dice tutta. Se da un lato appare come la gratifica della formazione culturale del perito edile, dall’altra non è solo la riduzione del ruolo professionale del tecnico laureato, ma è soprattutto la degradazione, detto nel lessico militare che descrive in modo appropriato gli effetti della sentenza in oggetto, della formazione culturale che la scuola offre ai giovani. Dalla scuola di primo grado agli istituti superiori, alle università fino al mondo della professione.
Il testo dell’articolo:
La naturale “delegittimazione” del provvedimento del sostituto della Repubblica da parte del Magistrato degli “Ermellini”, la Suprema Corte di Cassazione, il terzo e più alto grado della Giustizia, che ribalta la tesi difensiva dell’atto impugnato, è di per sé evidente della contraddizione in termini che si rivela nella stessa titolarità del legale che tutela il cliente perito edile. L’Avvocato difensore, nel presumere infondato il provvedimento di un sostituto della Procura, si pone egli stesso giudice della diversa competenza professionale di una categoria che dovrebbe avere, per lo meno, pari dignità dopo un completamento di studi universitari che rispettano processi formativi di livello superiore a quelli della scuola secondaria. Siamo, tra l’altro, nell’ambito del Codice Penale!
Uno scivolamento verso un livello inferiore al titolo di laurea che è guidato dalla lettura dei codici.
Ma non solo, perché se per un verso appare ineccepibile, in quanto rincorre un percorso tecnico legislativo ben definito, dall’altro evidenzia “il giudizio” che proviene dal meccanicismo di un ragionamento che sembra non valutare, anzi, non valuta affatto, quale sia il grado di istruzione di un titolo di studio, la laurea, che, almeno gerarchicamente nella disciplina di cui tratta, si raggiunge con una preparazione tecnica e culturale di livello superiore.
Veramente, però, la scuola c’ha messo uno zampino.
Il progetto veniva insegnato nelle Facoltà di Architettura con la “Composizione Architettonica”, ovvero con la contemporanea aggregazione di archetipi nel disegno che ne motivava la successione e l’uniformità di una idea di volumi, di superfici, di prospetti, di struttura, di materiali.
Enfasi e metafora? Certo. Non fa male. Si esagera?
Solo esagerando, se così interpreta il lettore estraneo all’oggetto del contendere, ma non così per chi percorre un’attività professionale che, come da Costituzione, art. 41, dovrebbe essere tutelato anche e soprattutto da chi nel Giudizio che interpreta le Leggi e li confronta con i Codici.
Solo esagerando si può tentare di spiegare anche ai non addetti al mestiere che “il progetto” è una cosa seria anche per un volume di dieci metri per lato. Posizione di una finestra, profondità di un aggetto di cornice, di un balcone, dimensione di una vetrata e di un’apertura di accesso, la scelta dei materiali ed il posizionamento di pilastri prima della verifica strutturale che anticipa il calcolo tecnico: tutti elementi che portano alla realizzazione del progetto.
Comunque, senza addentrarsi in ulteriori argomenti specifici che sarebbe lungo enumerare, è interessante constatare che il richiamato riferimento legislativo, presupposto decisivo per l’“Ermellino” che sentenzia sulla legittimità del progetto del Perito Edile, è la tariffa dei compensi professionali.
Cioè il parametro di riferimento è il trattamento economico della prestazione professionale.
La formazione non si fonda sulla preparazione culturale.
E’ “il soldo” che misura il progetto. Non la qualità.
La sentenza è del 1994. Molto tempo è trascorso. Senz’altro, in tema di terremoti che si susseguono negli ultimi tempi, c’è stato un rifasamento di questi “giudizi”. Ma tant’è.
Ed è sempre istruttivo rileggerla.Così sembra ancora oggi.
Sulla questione economica scriveva persino l’Imperatore Vespasiano, il massimo grado della più alta carica dell’Impero Romano nel tempo che sembra ieri, “Penunia non olet”, rispondendo al figlio che eccepiva l’uso economico delle “raccolte dei depositi“ dei manufatti pubblici, i “vespasiani” che tante soddisfazioni hanno dato alle incontinenze degli uomini “stradaiol”.
Già, ieri come oggi.
E i “vespasiani”, certamente, non erano antisismici. Forse.