m a g g i o 2017

 

l EUROPA“parecchio”

 

Giuseppe Capogrossi – superficie2010 (1958)

 

“parecchio”, nel 1916 disse Giovanni Giolitti, contrario all’intervento militare a fianco dell’Intesa, la Triplice di Francia, Regno Unito, Russia contro gli “Imperi Centrali”, Germania, Austria-Ungheria e Turchia, non ancora esploso, quando quel gioco tragico di sangue era in incubazione: “parecchio”, perché i benefici che si sarebbero potuti ottenere “dopo” il conflitto restando neutrali, secondo questa previsione,sarebbero stati ben più vantaggiosi.

Senza entrare nelle questioni storiche di natura politica, non può disattendersi che quel “parecchio”, pronunciato da un politico, per quanto prestigioso e lungimirante, saltava, dal punto di vista militare che quando si guerreggia è essenziale, la valutazione tattico-strategico-geografica che avrebbe dovuto prevedere la “invasione” dell’Adriatico di navigli militari e di corazzate degli Imperi Centrali, con l’inevitabile influenza in tutto il versante delle coste orientali italiane di quel lembo di mediterraneo che sarebbe diventato una “piazza d’armi marine Tedesco-Austro-Ungarica” e sarebbe diventato un “Adriatico Lorum. Inevitabilità che avrebbe generato effetti gravissimi nel conseguente ritardo della successiva entrata in guerra dell’Italia, costretta ad una difesa e ad un contrattacco verso quel “fronte dell’est”, e l’altro fronte, quello del contrasto interno che era già in subbuglio da almeno un paio d’anni  per le controtendenze sociali all’auspicato “parecchio” del pluriministro Giolitti. Il blocco del canale adriatico avrebbe compromesso in tutta la sua lunghezza l’intero “stivale,più di quanto avvenne negli anni a venire, “parecchio sì”, stavolta!

Il 1917, cent’anni fa, è la soglia del riscatto “della Patria, che l’Esercito Italiano scrisse e firmò in quei sanguinosi giorni sul Piave dopo Caporetto.

Infatti, subito dopo “principiò” l’Europa di oggi. Cioè le speranze dell’Europa Unita. Che ancora speranze sembra che siano.

Questa edizione del giornale si occupa proprio di EUROPA & DINTORNI, tracciando una sintetica carrellata cronologica per cercare di sbrogliare il susseguirsi di valutazioni imprecise e spesso discontinue, difformi fra loro e spesso sovrapposte a informazioni non proprio decifrabili. Come può raffigurarsi questo faticoso percorso verso un ideale che da sogno vuole diventare “cosa vera”?

Giuseppe Capogrossi, grandissimo artista del ‘900, fra i più grandi dell’ultimo dopoguerra, scomparso nel 1972, appare come un cronista del futuro, fedele ella rappresentazione del manifesto europeo di quell’il marchio arcigno elle tasche degli italiani, che dopo la sua morte,quando lui era inconsapevole in vita di quelle “strabilia intriganti” che ci avrebbe lasciato in tutte le sue opere. Ma piace pensare che “forse sì”,nel suo semplice segno aveva “segnato”per noi il passo irregolare e imprevedibile degli incastri della nostra Europa Unita.

Quel “parecchio”, utile alle visioni politiche ancora serpeggianti in specie fra i moderati della Storia chenon contestualizzano “il segno del poi”che non è Storia attendibile.

E’solo ipotesi, mentre la tesi che dovrebbe dimostrarla è, invece, Storia già avvenuta. Che non è parecchio”.Non è dato sapere quello che si sarebbe potuto svolgere negli anni delle turbolenze ideologiche e delle vicende militari che fino al 1945 tutta l’Europa ha sofferto se quel “parecchio”fosse stato ascoltato.Forse avrebbe sofferto di più, anzi, “parecchio”. Ma la Storia non si fa con i “se”. E’, sempre così, anche per chi evoca nostalgicamente quel “parecchio”.

 

Un solo appunto di pizzing,in questo numero di maggio, il mese delle rose che, ricordiamo, hanno foglie e rami con le spine.Graffio di spine,perciò, pensato anche qui in tempi non sospetti che registra il tema europeo di questa “puntata” di pizzofalconeQui l’immagine è cruda cronaca politica, satira che non dissacra, ma fissa la realtà del giorno, non come per Capogrossi e qualcun altro, come il Pippo Rizz oche lo omaggia facendone il verso eche qui si ripropone a chiusura dei “dintorni d’Europa”:con lui naviga magistralmente nell’arte della fantasia e insieme si affacciano,ben prima della fine del loro tempo nel nostro tempo dopo di lorocomanifesto,quello vero, dell’Europa di oggi. E di questo pizzofalcone.