Il Forte e il borgo di BARD
di Lucio Martinelli
La mia passione per l’architettura militare, in particolare per quella Medievale, questa volta si è spinta fin “nell’epoca moderna” per illustrare il Forte di Bard. Anche se origine e storia di questa imponente fortificazione sono lontane nel tempo, la sua notorietà è legata ad avvenimenti più recenti, a vicende internazionali come le invasioni da parte di eserciti stranieri, fatti che sono stati determinati per definire la attuale struttura difensiva del Forte. Lo stretto passaggio tra la Dora Baltea e lo strapiombo roccioso era, da sempre, il percorso obbligato per entrare in Valle d’Aosta. Lo scosceso promontorio roccioso, su cui oggi si ammira la grandiosa opera militare, occupa quasi tutta la larghezza della valle scavata dalla Dora Baltea e domina la stretta che chiude l’intera valle d’Aosta. Fin dalle più lontane epoche è stato l’ostacolo naturale contrapposto alle invasioni della pianura valdostana da sud e l’ultimo baluardo contro gli invasori da nord. La naturale forza della stretta è stata sfruttata fin dall’antichità, in particolare dai romani.
In epoca romana, infatti, vi passava la Via Consolare delle Gallie, il cui tracciato, tagliato in gran parte nella roccia, risaliva alla sottomissione definitiva dei Salassi (25 a.C.). La strada, da Eporedia (Ivrea) raggiungeva i valichi dell’Alpis Graia (Piccolo San Bernardo) e dell’Alpis Poenina (Gran San Bernardo). In questo tratto ci sono importanti resti archeologici come le strutture di sostegno della strada formate da poderosi blocchi lapidei e un ponte-viadotto, il ponte sul torrente Albard.
Non a caso l’angusto passaggio era considerato anche il punto di confine linguistico, ecclesiastico e politico della Valle. Documenti e cronache del V secolo, ad esempio, narrano di una occupazione da parte degli Ostrogoti. Teodorico aveva nella zona le sue clusurae augustanae, cioè il presidio che delimitava il confine gotico.
Da castello medievale a fortezza sabauda. L’esistenza di una fortezza è spesso citata nelle cronache medioevali. Nell’XI secolo, la zona era sotto il dominio di Boso, visconte di Aosta. Nel 1034, quando la signoria dei Bard prese possesso dell’area, per volere del vescovado di Aosta, gli strateghi dell’epoca la definivano inexpugnabile oppidum, una piazzaforte inespugnabile. Tale opinione trovava consenso fino al XIII secolo. I conti di Bard erigevano sullo sperone roccioso un castello-recinto, secondo i criteri dell’epoca. Un disegno della seconda metà del ‘500 mostra l’antica struttura, costituita da un insieme di edifici dominati da un donjon (torre) quadrato e cinti da una doppia cortina di mura munita di torri di guardia. Un sistema di bastioni scendeva fino ad abbracciare il borgo. I Bard potenziarono ancora la struttura e fu Ugo Bard l’ultimo discendente della famiglia a possedere il Castello. Nel 1242, infatti, i conti di Savoia, nella persona di Amedeo IV, espugnarono il castello. Questa potente famiglia ambiva al controllo totale della zona. Il castello era a più riprese rinforzato e ampliato per ospitare una forte guarnigione. Le mappe e i disegni del cinquecento e del seicento mostrano che la zona era già un complesso fortificato di notevoli dimensioni. L’importanza del potenziamento delle opere murarie difensive trasformarono il Castello in una Rocca, anche in funzione della sua posizione dominante.
Bellissima fotografia aerea del Forte di Bard nella sua attuale configurazione.
Nel 1661, Carlo Emanuele II, duca di Savoia, trasferiva nel forte l’intero presidio del ducato dislocato nella Valle, concentrandovi l’artiglieria dopo lo smantellamento di alcune piazzeforti vicine. Ulteriore consolidamento e potenziamento delle strutture difensive fu fatto nel XVII e nel XVIII secolo.
La fortezza accresceva la sua fama nel 1704, durante la guerra di successione spagnola. Vittorio Amedeo II di Savoia riusciva a fermare la discesa in Italia dei francesi. Il suo exploit bellico il Castello l’aveva comunque nel maggio del 1800, quando ad essere fermato nella stretta di Bard fu nientemeno che Napoleone Bonaparte.
“Erano le prime ore dell’alba del 14 maggio 1800 quando un esercito di quarantamila uomini, l’Armata di riserva (l’Armée de réserve) di Napoleone Bonaparte, varcava il passo del Gran San Bernardo con l’intento di sorprendere l’esercito austro-piemontese dislocato nella pianura padana. La marcia era però bloccata all’altezza di Bard dall’avamposto difensivo arroccato sull’altura che sovrasta la stretta gola lungo la Dora Baltea, custodito da quattrocento soldati austro-croati comandati dal capitano Stockard von Bernkopf. “
Una antica stampa sull’assedio del Forte da parte delle truppe di Napoleone.
La notte del 21 maggio, sorpreso da un attacco notturno, il borgo capitolava ma il comandante del Forte, il capitano Stockard von Bernkopf, non si dava per vinto. Dopo una ventiquattro ore di bombardamento di artiglieria, respinti tutti gli attacchi della fanteria, ai Francesi non restava che porre il Forte sotto assedio.
Vediamo una più dettagliata cronaca storica degli avvenimenti:
“Le truppe di Lannes raggiungono Bard, dopo aver superato con successo il tentativo austriaco di fermare a Châtillon la discesa dei francesi. Berthier porta il Quartiere Generale a Verrès da dove invia tre messaggi al Primo console prospettandogli i seri problemi che il forte pone al passaggio delle truppe e soprattutto dell’artiglieria. La sera del 20 maggio, mentre l’avanguardia di Lannes passa oltre Bard attraverso i sentieri che aggiravano il forte, tagliandolo fuori da ogni comunicazione con Ivrea, il generale di Divisione Dupont intima la resa al Comandante Bernkopf. Ricevuta una risposta negativa, ordina l’attacco a sorpresa del Borgo di Bard, abbandonato dalla popolazione sin dal giorno della presa di Aosta. Nella notte tra il 21 e il 22 maggio, approfittando dell’oscurità, i soldati della 58° mezza brigata della divisione Loison, guidata dal gen. Gobert, camminando curvi dietro i parapetti fiancheggianti la strada, raggiungono e demoliscono la porta di Culetto, mentre un secondo gruppo di zappatori del genio discende lungo le rupi della montagna, supera le prime palizzate e si impadronisce dell’alta e bassa borgata calando il ponte levatoio dalla parte di Donnas. La guarnigione austriaca è costretta ad abbandonare il Borgo e a ritirarsi combattendo nella fortezza. I Francesi diventano padroni del Borgo, occupano le case e iniziano dalle finestre uno scambio giornaliero di fucileria con gli assediati. La mattina del 22 il generale Dupont invia al capitano Bernkopf un secondo invito alla resa, ricevendone un secondo rifiuto. Un distaccamento di 400 uomini prende allora posizione ad Albard tenendo sotto fuoco le batterie basse e i trinceramenti che fronteggiano la Dora. Sulla montagna che sovrasta il forte vengono fatti trasportare a braccia dai contadini del posto (per un premio di 1200 franchi!) tre pezzi di artiglieria catturati agli austriaci nel combattimento di Châtillon. Ma non è una potenza di fuoco sufficiente a costringere il forte alla resa. La mattina del 26 maggio trecento granatieri di Francia tentano l’assalto a sorpresa, ma sono respinti da una valanga di fuoco che costa la perdita di oltre duecento uomini tra morti e feriti, tra i quali il generale Dufour, caduto mentre sta tentando l’attraversamento della Dora su di uno zatterone affondato dagli assediati. Fallito l’attacco, non rimane che l’assedio. Il compito è affidato al Gen. Chabran, comandante della retroguardia, la cui divisione è considerata la più debole di tutta l’armata essendo composta in gran parte da coscritti alla prima esperienza militare. Circondano il forte 1243 fucilieri, guidati da 119 ufficiali: 302 fucilieri nel borgo di Bard, 283 sul lato di Hône, 375 sul lato di Donnas e 283 sulle alture di Albard. Ma i pezzi da 8 e da 4 dell’artiglieria francese, pur tenendo costantemente sotto pressione gli assediati, non procurano gravi danni alle strutture del fortilizio. Occorre portare un cannone da 12 a ridosso della porta principale del forte, piazzarlo fuori dalla portata di tiro dei difensori e sparare da distanza ravvicinata. La mossa vincente è realizzata nelle notti del 30 e 31 maggio quando il cosiddetto “cannone di Andreossi”, la cui sola bocca da fuoco pesa quasi una tonnellata, è trascinato fino al presbiterio della chiesa parrocchiale e posto a fianco del campanile, fuori dalla vista dei difensori e protetto dalle pareti rocciose strapiombanti. La mattina del 1 giugno inizia il bombardamento: incominciano a crollare le palizzate che collegano fra loro le opere murarie, poi iniziano ad apparire brecce sempre più larghe nei muri del forte. Al tramonto è intimata la resa e il comandante Bernkopf issa la bandiera bianca. La capitolazione con l’onore delle armi è firmata la sera del 1 giugno 1800.”
L’assedio durava due settimane. Il grosso delle truppe francesi era obbligato ad aggirare la zona attraverso il vicino colle di Albard. Alla resa del presidio di Bard, firmata il 1° giugno, ai difensori veniva concesso l’onore delle armi. Questo smacco tuttavia non piacque al Gen. Bonaparte, che ordinava di radere al suolo le vilain castel de Bard, dove soli quattrocento uomini, con una strenua resistenza, avevano ritardato l’avanzata nella pianura piemontese del suo potente esercito, facendo così fallire il piano di sorprendere l’esercito avversario. Poche cronache storiche riportano che l’assedio del Forte è stato il “battesimo del fuoco” di Napoleone nella campagna d’Italia. E’ merito del giovane Stendhal, che aveva fatto parte dell’Armée di Napoleone, ad averlo raccontato.
Nel 1827, Carlo Felice di Savoia, forse temendo una nuova aggressione francese, ne ordinava la ricostruzione, affidando il progetto all’ingegnere militare Francesco Antonio Olivero, ufficiale del Corpo Reale del Genio.
I lavori si protrassero dal 1830 al 1838.
La nuova piazzaforte era costituita da tre corpi di fabbrica disposti su diversi livelli: l’Opera Ferdinando in basso, l’Opera Vittorio nella zona mediana e l’Opera Carlo Alberto in alto. Questo sistema a strutture autonome, munite di casematte per l’artiglieria, era in grado di garantire la reciproca difesa in caso di un attacco nemico. Nel complesso la fortezza era dotata di 283 locali e poteva ospitare fino a 416 uomini; più del doppio con sistemazione paglia a terra. I magazzini potevano contenere munizioni e provviste sufficienti per tre mesi e l’armamento pesante contava oltre cinquanta bocche da fuoco.
Stampa del 1840. Il nuovo Forte ricostruito da Carlo Felice di Savoia.
Alla fine del 1800 il Forte si avviava però verso il declino: Non più coinvolto in episodi bellici di rilievo, era dapprima utilizzato come carcere e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, diventava la polveriera di una Brigata Alpina. Dopo un periodo di abbandono, a partire dagli anni ‘ottanta, l’intero sito, rilasciato dal Genio Militare e acquisito dalla Regione Autonoma della Valle d’Aosta è stato oggetto di un imponente restauro che ha restituito al Forte tutta la sua bellezza e imponenza.
Al suo interno sono stati creati musei e percorsi museali e aree attrezzate per convegni. È stato aperto ai visitatori nel gennaio 2006. Attualmente ospita esposizioni di arte antica, moderna, contemporanea e di fotografia. Il Forte è inoltre sede di tre percorsi permanenti: Il museo delle Alpi, Alpi dei Ragazzi, Le prigioni e Il museo del Forte (in allestimento).
Nel corso della mia visita del 2012, ho scattato moltissime fotografie, che però posso riprodurre solo in minima parte. La bellezza, l’armonia, la possanza del Forte di Bard, infatti, la si nota soprattutto nelle fotografie aeree; pertanto ho dovuto fare ampio ricorso alla rete.
Questo ricorso ad internet, a mio parere, nulla toglie alla visita virtuale del Forte, anzi forse ne accresce la qualità e l’efficacia.
Il Forte di Bard visto dalla strada di fondo valle con la Dora Baltea.
Prima di salire per la visita alla fortezza, diamo uno sguardo al bellissimo e antico Borgo di Bard che si trova a 381 metri s.l.m. ed è situato nella parte più stretta di tutta la valle d’Aosta, dove le rocce scendono ripide verso la Dora Baltea. In questo punto il fiume compie un meandro e sulla sommità della roccia si erge il celebre Forte, ben visibile nella fotografia con i suoi possenti bastioni degradanti.
Bard è incassato, come un cuneo, tra due monti. Da una parte c’è quello che sostiene il Forte, dall’altra parte uno ancora più alto. È attraversato da una via stretta, con un vecchio acciottolato segnato ancora dalle ruote dei carri delle legioni romane. Le case sono tutte antiche e hanno bellissimi portali, finestre e balconi in pietra lavorata.
Tipico villaggio di attraversamento nato lungo la strada romana, si presenta ancora oggi con un assetto urbano medievale pressoché intatto. Il suo nucleo principale è posto nella stretta gola tra lo sperone roccioso su cui sorge il Forte e la montagna incombente, mentre la parte inferiore del Borgo costeggia la sponda sinistra della Dora Baltea. È un autentico concentrato di testimonianze storiche in poco più di 3 km quadrati di superficie e con una popolazione di circa 160 abitanti. È nell’elenco dei 20 borghi più belli d’Italia.
L’avvicinamento dal lato meridionale lungo l’antico tracciato della via delle Gallie si svolge in un paesaggio caratterizzato: da un lato dai vigneti terrazzati alternati alle balze strapiombanti in parte utilizzate come palestra d’arrampicata; dall’altro lato, da rocce montonate che precedono la rocca del Forte con gli evidenti segni di epoca glaciale (le Marmitte dei Giganti), e di epoca preistorica.
Una veduta della parte “moderna” di Bard dall’alto del Forte.
Percorrendo l’unica via del Borgo si può respirare un’autentica atmosfera d’altri tempi.
Lungo la via principale, sotto cui scorre, in parte, l’antico canale della Furiana realizzato dai Romani e ancora oggi in uso, vi sono pregevoli edifici residenziali del XV e XVI secolo, alcuni dei quali restaurati e oggi sedi di attività commerciali.
Antichi muri romani, sono ancora visibili in alcune cantine.
Uno scorcio del Borgo e il Forte in una fotografia degli anni ’60.
Ponte romano sulla Furiana.
Arco romano nel Borgo.
Di particolare interesse sono la Casa del Vescovo, Casa Challant, situata nella piazzetta centrale del Borgo; Casa Valperga, sulla cui facciata è presente un’elegante bifora, ora tamponata, affiancata da due finestre a crociera; Casa Urbano, sede dell’antico mulino; la cosiddetta Casa Ciuca, in cui si può ammirare un bell’esempio di ‘viret’, un’ardita scala a chiocciola dai gradini che si aprono a ventaglio intorno a un’asse centrale; l’elegante Palazzo Nicole, settecentesco, residenza degli ultimi conti di Bard, sulla cui facciata si notano ancora i fori dei proiettili dell’assedio napoleonico del 1800.
Lo stile di una bifora in una vecchia finestra murata.
Il Borgo vecchio di Bard.
Una strada del Borgo che costeggia la Dora Baltea.
Altre due immagini del Borgo e della SS 26.
Un ascensore per la salita al Forte.
Il toponimo “Bard” dovrebbe derivare dal celtico “bar” che designa una rocca, un luogo fortificato e non dal vocabolo francese “bar” indicante il barbo, un pesce d’acqua dolce, che però lo si ritrova ricamato sullo Stemma Comunale.
Ma è senza dubbio il Forte che attira lo sguardo del visitatore poiché domina tutto il circondario. La sua possente struttura conserva tuttora un aspetto “minaccioso”, a controllo e difesa della stretta. Della guarnigione del Forte ha fatto parte anche Camillo Benso Conte di Cavour, durante la sua giovinezza, prima di decidere di abbandonare la carriera militare per quella politica.
La storia di Bard è strettamente intrecciata con quella del Forte, al quale si accede, con tre moderni ascensori, un tempo montacarichi per le munizioni, oppure è possibile seguire il percorso pedonale che si sviluppa fra possenti muraglioni partendo dall’interessante borgo medievale. Dagli ascensori panoramici si può godere una meravigliosa vista sulla valle circostante.
L’ascensore e la strada per la salita al Forte.
La strada che dal Borgo sale al Forte.
Altre immagini della strada che conduce al Forte fino alla porta d’ingresso sud.
NOTE DALLE CRONACHE COMUNALI
L’abitato Jacquemet occupa la parte inferiore del Borgo fino ad allinearsi lungo la Statale n. 26, costeggiante la sponda sinistra della Dora Baltea. Occorre invece inerpicarsi per una ripida mulattiera per raggiungere l’abitato di Nissert; altre due frazioni, la Crous e Albard, sono accessibili per carrozzabile da Donnas; ai confini con quest’ultimo comune si trova la località San Giovanni. La storia di Bard appare strettamente intrecciata con quella del suo Forte a cui si accede dalla sommità del paese per una salita tortuosa. Esso venne costruito dai Signori di Bard nella prima metà del secolo XI, soprattutto per esigere diritti di pedaggio in un luogo dove già Salassi e Romani ebbero fortificazioni. Nel 1242 la ribellione di Ugo di Bard decretò la suddivisione della Signoria in due parti; una, tra cui Bard e il suo Forte, fu inglobata nei domini diretti dei Savoia e l’altra restò in mano ai Signori di Pont-Saint-Martin, eredi diretti dei Bard. A partire da questa data il territorio di Bard venne affidato a successivi castellani, rappresentanti del potere dei Conti di Savoia. Così il De Tillier ci descrive Bard nel secolo XVIII: “Quoique situé dans une foudrière de montagne et cul de sac parmi d’afreux rochers, il avait autrefois quantité de noblesse, un hospital d’ancienne fondation et d’assez belles maisons, les quelles tombent à présent la plus part en ruine” e, qualche riga più avanti “le bourg n’est presque plus habité que par les officiers, soldats ou vivandiers de la guarnison”. Alcuni documenti dell’Archivio
comunale ci presentano nomi di procureurs e sindics dei secoli XVII e XVIII; del 1762 è il primo Livre des délibérations de la communauté de Bard, ma è solo dalla metà del XIX secolo che le informazioni sulla vita comunitaria si fanno più continuative.
Con Regio Decreto del 20 maggio 1928, n. 1204, al comune di Bard venne aggregato il comune di Hône, situato sulla sponda destra della Dora Baltea; si formò la nuova entità comunale di Hône-Bard, s’intrapresero lavori di bonifica, come il prosciugamento della regione acquitrinosa della Crous e l’arginatura della sponda destra della Dora Baltea. Per decreto del Presidente del Consiglio della Valle d’Aosta del 30 marzo 1946, n. 1043/1, venne ricostituito il comune di Hône. In questi ultimi anni la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha acquisito dal Genio militare il Forte e ha portato a termine un piano di recupero del Forte e di valorizzazione dell’intero paese.
Prima di entrare nel Forte, voglio presentare una ulteriore serie di vedute esterne, alcune delle quali talmente suggestive che non necessitano di commenti.
Il Forte con le sue tre strutture degradanti, secondo il progetto di Francesco Antonio Olivero: l’Opera Ferdinando in basso, l’Opera Vittorio nella zona mediana e l’Opera Carlo Alberto in alto.
Le tre fortificazioni erano autonome, anche logisticamente, munite di artiglierie la cui collocazione era in grado di garantire la reciproca difesa in caso di attacco nemico all’una o all’altra.
La fortezza costruita dall’Olivero era quanto di più moderno e funzionale si poteva immaginare all’epoca, modello di possente opera difensiva di sbarramento.
Il ponte romano dominato dal Forte.
Il Forte, la Dora Baltea e il Borgo a chiusura della stretta.
Questo collage fotografico evidenzia l’insieme possente del Forte, le cannoniere, le feritoie per il tiro, lo spessore delle mura, gli ampi cortili interni. Nella seconda foto si nota l’articolazione della difesa, basata su fabbricati posti su piani differenziati che rendevano particolarmente difficile la conquista dell’intero fortilizio.
Un bellissimo disegno del Forte della fine del 1800. I vagoncini servivano per il trasporto dei rifornimenti e delle munizioni.
Vista dall’alto dell’ingresso principale (a ds.) il primo cortile e la piazza d’armi.
Il portone d’ingresso (sud) al Forte, al termine della strada proveniente dal Borgo.
L’accesso dal Borgo attraverso tre moderni ascensori-montacarichi.
A questo punto, giunti a piedi o per ascensore alla base della gigantesca Opera Carlo Alberto, non resta altro che fotografare alcuni esterni prima di dover seguire un obbligato itinerario di visita. Nell’ampio cortile interno, un tempo piazza d’armi -piazza d’onore del Forte, nella stagione estiva si svolgono rappresentazioni musicali e teatrali.
Il termine della salita a piedi fino all’Opera Carlo Alberto.
Le poderose mura esterne e i parapetti difensivi.
La terza fortezza, detta di Carlo Alberto.
In questa fotografia, oltre alla solidità dell’edificio, si nota che gli spostamenti dei soldati avvenivano sotto la protezione alla vista e al tiro da parte di alti muraglioni.
Fotografie di due percorsi attorno alle opere fortificate principali.
Il primo cortile interno della fortezza Carlo Alberto.
La piazza d’armi, adibita oggi a spettacoli vari.
Il cortile grande o piazza d’armi in cui si sta allestendo uno spettacolo.
Il percorso di visita. La storia del Forte di Bard è illustrata in un spazio museale permanente che ha il suo inizio dalle prigioni. Le anguste celle dove venivano rinchiusi i prigionieri, all’interno dell’Opera Carlo Alberto, ospitano un itinerario storico che guida il visitatore alla scoperta del passato del Forte, per secoli strategica difesa e luogo di controllo del transito. Attraverso filmati, documenti e ricostruzioni 3d di grande impatto, si può conoscere l’evoluzione architettonica della fortezza e i personaggi che hanno segnato i principali avvenimenti, dall’anno Mille alla sua ricostruzione nel 1830, sino ad arrivare ai giorni nostri.
L’atrio di accesso alle prigioni ed alle sezioni della mostra museale.
Le Prigioni costituiscono uno dei luoghi di maggior fascino del Forte. Ospitano 24 celle, tutte di dimensioni molto ridotte, circa 1,3 x 2 metri, disposte lungo quattro sezioni precedute da una galleria d’ingresso dedicata alla rappresentazione iconografica del Forte: antiche stampe, dipinti, riproduzioni d’autore.
Il corridoio delle celle.
Le celle con dei manichini in divisa d’epoca (fine 1800).
Ancora una foto delle celle.
Passaggio interno da una sezione ad un’altra della visita museale.
Nell’atrio della prima sezione, viene proiettato un filmato relativo alla complessa opera di restauro e ricostruzione del Forte avvenuta tra il 1996 e il 2006. Da qui il visitatore accede alle prime quattro sale della prima sezione, relative alla trasformazione del Forte, attraverso delle postazioni con modelli tridimensionali rappresentativi delle varie epoche: romana, medioevale, 1500, 1600 e 1700.
Un passaggio da un piano ad un altro.
Nelle sale della seconda sezione, un filmato illustra i personaggi che hanno caratterizzato l’episodio storico più significativo della storia del Forte: l’assedio da parte delle truppe napoleoniche. Napoleone Bonaparte, il generale francese Berthier e il capitano austriaco Bernkopf svelano le loro strategie offensive e difensive durante dell’aspra battaglia combattuta nella primavera del 1800. Il percorso è arricchito dalla proiezione dei disegni del topografo e pittore Pietro Bagetti e dagli scritti di Stendhal, entrambi testimoni privilegiati della storia di Bard.
La terza sezione presenta la testimonianza del Capitano del Genio Militare Francesco Antonio Olivero cui Carlo Felice di Savoia aveva affidato la ricostruzione del Forte dopo la distruzione operata da Napoleone. All’interno di una cella vengono proiettati immagini e documenti: un rilievo del Forte del 1829 e un progetto del 1830. Olivero ha sfruttato le peculiarità strategiche del luogo progettando più corpi di fabbrica sovrapposti per moltiplicare le linee di fuoco.
I lavori furono realizzati in soli otto anni.
La quarta sezione ha come protagonista Camillo Benso Conte di Cavour. A lui, giovane Ufficiale, nel 1831 era stata affidatala supervisione dei lavori. Nella sezione sono presenti anche alcuni oggetti della vita quotidiana nella fortezza. Una scenografia ricrea l’atmosfera tipica di una cella mentre su una parete è allestita una mostra dedicata alle varie guarnigioni che si sono succedute nel Forte e le riproduzioni di alcune tavole del pittore di bozzetti militari Quinto Cenni. Su due monitor, un filmato elaborato in collaborazione con l’Archivio militare del Genio di Roma, consente di vedere la vita dei militari di stanza nel Forte nel corso degli anni.
Nell’ultima sala, è ripercorsa la decadenza e la rinascita del Forte nel corso del ‘900
Un allestimento scenico. Un cannone in batteria, con manichini in uniforme ottocentesca.
Il percorso termina con la proiezione di un’animazione che ripercorre l’evoluzione degli insediamenti militari nella Rocca di Bard dall’anno Mille ad oggi.
Per quest’ultima descrizione ho dovuto attenermi all’opuscolo distribuito prima della visita in quanto la ricognizione interna viene fatta per gruppi, seguendo una guida che illustra le varie fasi del percorso museale. Anche in queste occasioni, le fotografie non sono “gradite”.
Il Forte di Bard e il Borgo rappresentano luoghi importanti della nostra storia. Chiunque vuole conoscere fatti che i libri di storia non menzionano, dovrebbe arricchire le sue conoscenze visitando zone come Bard e il suo Forte.
Sono eccezionali!
La “visita virtuale” termina qui. Se ciò che ho mostrato vi è piaciuto……andateci.
Secondo il mio modesto parere, ne vale veramente le pena.