pizzofalcone 2019 n. 6
farfalle & conchiglie
Giugno. Mese dedicato a tante celebrazioni. In particolare il 2 giugno, che dal 1948 rinnova quel voto popolare che fece saltare il popolo d’Italia dalla monarchia alla repubblica. 2 giugno che viene ricordato in molte città dello Stivalone, ma in particolare nella rituale festa della Via romana dei Fori Imperiali. Festa che è nata come parata militare nell’enfasi di una vittoria, alfin assai sofferta, e ancora combattuta, degli anni 1943 – 1945. Per molti il riscatto di vent’anni prima e soprattutto dei tre anni precedenti. Senza citare quelli dal 1938 che segnò un brutta, bruttissima, caduta etica delle Leggi italiane, quella del discrimine “razziale”, purulenta espressione dei sottofondi ancestrali degli uomini, emersa come norma imperatrice del confine fra le persone, che segnò un solco tragico, ancora oggi tristissimo. Il 2 giugno, nato con l’esaltazione di una festa, che nell’anno del Vate di 100 anni dopo, riecheggia nella farfalla tricolore da lui stesso firmata, esposta su una parete nel “Caffè Greco” di Via dei Condotti a Roma.
Poi quasi a fine mese, il 29, si registrano tantissime immagini fulmicolori, un turbinìo di veli fra folle “esuberanti”, chiassose e giubilanti. Fra queste un’altra farfalla. Immagine quasi un manifesto di svolazzi nel “dovunque” delle proiezioni poetico-letterarie, ovvero delle surreali e trasgressive espressioni creative. Dai voli del Vate sulla città asburgica, ai natali di una costituzione a Fiume di una repubblica che ante litteram anticipava quella di 40’anni dopo, alle marce rappresentative di medaglie e di orpelli verso la capitale, fino a quelle di soli orpelli esagerati di questo fine mese, dove alle rivendicazioni della natura dei “diversi” si è mescolata la diversità delle pulsioni politiche. Azzardi che non proprio si associano al coagulo del funambolico ed estroverso Vate, mai volgare, mai accusatore, mai sé-compiacente nel cercare l’inelegante “mucchio selvaggio” e iconoclasta.
E fra queste due immagini, assai diverse pur nello stesso tema, le conchiglie.
Quella di Mimmo D’Angelo, che ritrova, finalmente qui, il sogno e la freschezza della poetica letteraria di un racconto che è una fiaba di fantasie e di affetti. Nonno e nipote che davanti alla immensità del mare raggiungono insieme la semplicità dei valori antichi. Metafora di sentimenti perduti?
E l’altra conchiglia dell’architettura di un “Maestro”, Marcello D’Olivo, “Maestro” di esempi creativi, qui riproposto nel segno di una conchiglia che custodisce un Milite Ignoto, come una perla preziosa, quella della Storia di una Patria. Baghdad. Che vuole esaltare nel soldato senza nome tutti i suoi eroi, con o senza medaglie. Meglio senza, l’Eroe qualunque, Ignoto. E’ più universale.