pizzofalcone 2019 n. 9
l’ombroso pizzofalcone
di Cesare Lombroso
La rinnovata proposta, non proprio casuale per i tempi che viviamo, delle ricerche scientifiche di Cesare Lombroso, senza mezzi termini distingue i buoni dai cattivi attraverso le caratteristiche somatiche degli individui, che per lui e i suoi fan corrispondono alle latitudini geografiche.
I suoi studi tornano sempre alla ribalta nella vetrina del laboratorio sempre aperto che subito dopo l’Unità d’Italia disegnò agli italiani il confine fra i buoni e i cattivi, come se fosse in parole povere la soluzione per riconoscere i belli e i brutti, per distinguere chi è affidabile e chi non lo è.
Una mostra sotto la Mole Antoneliana dell’opera di Cesare Lombroso, fortemente contestata dai neoborbonici, riporta in mente la cronaca di un fatto di straordinaria follia avvenuto oltre cent’anni fa a Pizzofalcone. Nunzio Seminara lo viviseziona nel commento “Da Cesare Lombroso al Pizzofalcone dell’ultimo dei primi bastardi” e, quasi in uno scoop, documenta come lo stesso Regno d’Italia sia testimone e custode nell’Archivio di Stato di Napoli dell’atto di valore di uno dei primissimi “bastardi di Pizzofalcone” del tempo borbonico”, quando l’affidabilità di un uomo non ha latitudini nel tempo e nella Storia. Anche Storia di valori un po’ fuori dal tempo, ma non per questo non veri, come Lucio Martinelli ci fa rivivere con sentimento nel suo racconto “Il Cavallo del Colonnello”, racconto che definisce “di fantasia”, ma che “di fantasia” non si tratta, perché un pezzo della sua vita.
Un paio di pizzing di siminarion chiudono il pizzofalcone.
A proposito, tutti e tre gli autori di questa edizione sono anch’essi “bastardi di Pizzofalcone”, altro che fiction!